google-site-verification: google933a38d5a056903e.html
SHORT TALK

Oberon: “A Midsummer’s Night Dream”, un mistero svelato del folk-progressive

Di 18 Giugno 20214 Commenti

Il tema delle radici folk-rock, trattato recentemente in un esteso articolo di Giancarlo sul Blog, meriterebbe ulteriori approfondimenti; investigando nella scena underground d’inizio anni ’70 sono idealmente tornate alla luce opere che valgono non solo come rarità da collezione, ma anche per il sublime contenuto musicale.
L’abbiamo appurato nel tempo, ascoltando ristampe di Spriguns Of Tolgus, Bracken, Stone Angel, Mountain Ash, Tickawinda, Caedmon, Vulcan’s Hammer, Water Into Wine Band e naturalmente, Oberon.
Che meraviglia sotterranea il loro “A Midsummer’s Night Dream”! Quest’unico LP del 1971, con tiratura pari a 99 copie, per non incorrere in un’iniqua tassa dell’epoca in caso di quantità superiori, oggi vale almeno mille sterline nell’edizione originale. La Grapefruit l’ha appena ripubblicato in doppio CD, con aggiunto un Live contemporaneo (“Spring 1971”) che presenta anche la loro versione di “Scarborough Fair”, sacro traditional reso celebre da Simon & Garfunkel.
Oberon erano un fantomatico ensemble di studenti dell’Oxfordshire e a lungo non si è saputo nulla dei componenti: l’album uscì per una piccola etichetta, Acorn, che disponeva di uno studio con una certa reputazione nei circoli folk della zona. L’enigma si infittiva perché i proprietari della sala di registrazione negavano di averli mai avuti fra i loro clienti! Indagini recenti hanno infatti appurato che il disco è stato registrato all’interno della scuola frequentata dagli stessi musicisti.

Dunque un senso di mistero circonda quest’opera oscura, tutta impregnata dell’alone arcano che contraddistingue certi irripetibili lavori di gothic-folk rinvenuti nella più profonda Inghilterra, come il classico “solitario” degli Stone Angel. Non a caso Oberon è un leggendario Sovrano delle Fate, celebrato da William Shakespeare in una famosa commedia, “A Midsummer’s Night Dream”, appunto. E gli affreschi musicali del gruppo si ispiravano a “giardini medievali” e persino alle “donne del Botticelli”, come riportano i versetti in copertina…
Un clima esoterico permea flauto, bongos e violino che introducono l’eterea voce femminile in “Nottanum Town” (già conosciuta nella versione dei Fairport Convention), oppure lo sfuggente assolo di flauto di “Syrinx”, creazione di Debussy concepita per quello strumento. La chitarra acustica di “Peggy” sembra invece provenire da certe soffici lune creative di Jimmy Page. Gli Oberon si calano anche in una peculiare dimensione progressive, soprattutto nella lunga “The Hunt”, loro composizione originale che improvvisamente assume aspetti strumentali complessi; a volte la musica avvicina i Pentangle, ma con l’innesto di austeri cori maschili e di un violino di grande effetto, che riecheggia addirittura Simon House (High Tide, Third Ear Band etc.) o Graeme Smith degli String Driver Thing. Lo stesso vale per gli otto minuti della fiabesca “Minas Tirith”, un omaggio a Tolkien, e per il sorprendente rifacimento dell’immortale “Summertime” di Gershwin, dove estese improvvisazioni prog-jazz s’accodano alla fascinosa, spiritica interpretazione femminile dell’inconfondibile tema.
Un sogno di una notte di mezza estate, incantevole per tutte le stagioni.

4 Commenti

  • giorgio ha detto:

    Mamma mia Beppe, qui siamo ai brividi puri !!!! nomini delle band fantastiche i cui dischi sono vere perle di folk a volte umido (quello piu’ nebbioso) , a volte eroico (gli eroi d’ irlanda) a volte misterico (stone angel). Che bella la storia della registrazione del disco degli Oberon, disco per me fantastico che racconti divinamente.. Il bello di tutti questi artisti, band, che ci sono sempre degli aneddoti, storie che arricchiscono la musica . Fuori dallo show e dagli eccessi delle rockstar , ma permeati da gotiche avventure fatate, che spesso finiscono male ! Bellissima la foto in “classe”.

    • Beppe Riva ha detto:

      Giorgio ti ringrazio per la sensibilità espressa nelle tue parole. Scritti su gruppi di questo genere raccolgono comunque un dignitoso numero di letture, ma è difficile che qualcuno reagisca così positivamente come nel tuo caso. Hai colto la magia di questa extravaganza musicale…Riconosco che dovremmo utilizzare più spesso il mezzo dello “Short Talk” per recensioni o opinioni più sintetiche, ma si fa per passione e talvolta il tempo è tiranno. A risentirci.

  • Massimo ha detto:

    Che disco, Beppe, che disco! È sempre bello leggerti, ma scoprire un album del genere leggendo il tuo commento è come avere in tasca la Lonely Planet dell’isola del tesoro!
    Dato che ho sicuramente intenzione di comprarlo, ti chiedo se questa ristampa nuova è affidabile, rispetto ad altre riedizioni, anche dal punto di vista della fedeltà “audio”.
    Mi incuriosisce il bonus CD a causa della versione di ” Scarborough fair”, brano di cui molto tempo fa elaborai personalmente una trascrizione sulla chitarra classica.
    Buon fine settimana,

    Massimo

    • Beppe Riva ha detto:

      Massimo ciao, mi fa davvero piacere la tua reazione, perché l’argomento rischia di interessare pochi lettori, essendo decisamente “di nicchia”. Inoltre ho voluto elaborarne una presentazione più succinta ma auspicabilmente accattivante, perché gli “Short Talks”, colpevolmente, li frequentiamo poco, ma sono funzionali agli scritti del tipo “recensione”.
      Venendo alla tua questione, ho già due ristampe degli Oberon (Audio Archives in CD e Akarma in vinile), pertanto non ho ancora quella nuova (Grapefruit, etichetta affidabile) che però é presentata con le caratteristiche di esser definitiva, quindi al tuo posto mi orienterei su quella. Ne ho parlato perché é nuova, con bonus Live. Probabilmente su YouTube a breve si ascolterà qualcosa. Posso dirti che secondo un grosso specialista inglese, il suono delle precedenti reissues non era degno dell’originale, che però costa un occhio della testa! Molte grazie a te.

Lascia un commento