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ALBUM & CD

Le Scimmie, il Morto Riconoscente e la Terza Mente.

Di 20 Dicembre 20232 Commenti

Non dovremmo spendere denaro per altra musica... ma quando la qualità è incredibilmente alta, perché non farlo ? Grateful Dead, Beatles e Third Mind sono stimoli irresistibili.

Diciamocelo senza vergogna : nei rari momenti di lucidità… rarissimi per un collezionista appassionato… siamo perfettamente consapevoli che continuare a versare budget su musica vecchia e nuova sia spesso una follia. Non sono certamente uno degli appassionati più forniti – una decina di anni fa mi sbarazzai di 8000 vinili semplicemente perché non riuscivo più a circolare in certe stanze e avevo… il famoso attimo di lucidità… realizzato che quelli non li avrei mai più ascoltati – ma se solo decidessi di ascoltare un disco diverso al giorno, finirei oggi tra 43 anni.

Ed io, sfortunatamente, tra 43 anni non ci sarò. Come già provai a spiegare poco tempo fa, abbiamo sempre meno tempo per sprecarlo con la cattiva musica… e sempre meno per aggiungere legna sul fuoco dei dischi al giorno da ascoltare.

Ecco, spiegato che siamo una mandria di pazzi sconsiderati, dimentichiamocelo, facciamo finta che il famoso detto “Si vive una volta sola” guidi e condizioni la nostra vita e pensiamo a come spendere un altro po’ di vile denaro con la scusa che siamo a ridosso di Natale, che ci dobbiamo volere bene, che “quello non posso proprio non comprarlo”… e che se si hanno in famiglia compagne o mogli attente al budget casalingo, oramai siamo diventati bravissimi nel mescolare le carte : nessuno ci beccherà mai !

E iniziamo dai Grateful Dead.

Stare dietro alla produzione successiva alla morte di Jerry Garcia è un lavoro a tutti gli effetti; credo esistano almeno tre o quattro serie di concerti giunti a decine di dischi ognuno. A questi vanno aggiunti tutti quelli che escono per etichette minori e oltretutto a prezzi assolutamente concorrenziali. La madre di tutte le colpe è proprio del gruppo che nel corso della sua carriera stimolava i bootleggers a registrare i concerti, non diceva mai di no a un broadcast, lasciava entrare telecamere sul palco e concedeva permessi pressoché a chiunque.

C’era un tipo, Owsley Stanley, soprannominato “Bear”, che da ingegnere del suono dei Dead era diventato un collezionista di registrazioni live, personaggio fondamentale nella scena di San Francisco, grande sperimentatore di droghe e creatore del famoso logo del teschio attraversato dalla freccia colorata, che alla morte lasciò in eredità una quantità di nastri sconfinata. Ognuno di questi corredata da informazioni sulla singola registrazione e valutazione qualitativa. Chi ha messo mano su quella miniera si è assicurato una fonte di guadagno per tre generazioni.

Credo, ma non vorrei sbagliare, che certe notizie che periodicamente cadono sul mercato circa la qualità esecutiva di alcuni concerti dei Dead, provengano proprio dalle sue note. Ricordo almeno tre casi in cui mi è stato impossibile non gettarmi all’acquisto di concerti che venivano definiti come “Il Sacro Graal” dei Deadheads …i fanatici seguaci del gruppo… relativo a quell’anno o a quel tour in particolare.

E così Veneta ’72, Cornell ’77, Cow Palace ’76, i concerti di Gizah del ’78… alcuni reperti del mitologico tour europeo del ’72 sono state cose che è stato impossibile non infilare nel mucchio in teca. Ce ne sono molte altre a mio parere, ma fermiamoci qui.

Non fai a tempo a godertele in auto o in casa poco per volta … ogni cd è di tre o quattro dischi, i Dead suonavano per quattro ore a sera, li vidi nell’81 … che ti arriva un altro messaggio per la tua sporca coscienza : i concerti dell’ RFK Stadium del giugno 1973 sono tra i più amati dalle “Teste Morte”.

E così eccomi qui, con i quattro cd del box molto ben confezionato, a sbavare sulla sequenza delle tracce, a domandarmi come sia stato possibile iniziare il concerto con un pezzo basilare per le scalette dei Dead come Morning Dew, mi domando come potrò attendere di ascoltare tre dischi in sequenza senza correre all’ultimo cd dove Dickey Betts e Butch Trucks degli Allman Brothers, altro gruppo che ho amato fino al midollo, suonano insieme ai Dead per gli otto brani finali…

Che dirvi ? Che Bear Owsley aveva ragione ? Che non potrete dormire se siete appassionati della più grande rock band californiana di tutti i tempi senza avere sul comodino questo quadruplo ? Sì, ve lo dico : compratelo, compratelo , compratelo. Perché… beh la scusa trovatevela da soli davanti allo specchio. Il box della Rhino è bellissimo e il gruppo davvero in una serata di grazia.

Passiamo ai Beatles. Oramai anche i tombaroli sanno dell’uscita di Now and Then, il demo donato dalla Ono a Macca che ne ha fatto “l’ultimo pezzo inciso dai Beatles” aggiungendo con la tecnologia la chitarra di Harrison e suonandoci sopra insieme all’adorabile Ringo.

Bene. Il pezzo non mi dice niente, ma l’operazione è più ampia : si sono ristampati, rimasterizzati e distribuiti i due famosi doppi rosso e blu aggiungendo a Now and Then ben dodici canzoni al disco rosso, 1962/1966, e nove al disco blu, 1967/1970.

Al solito sui social si sono scatenati i giudizi dei “divulgatori musicali” che facevano notare l’essenza strettamente economica che aveva guidato la scelta. E al solito mi ritrovo ad avere un giudizio nettamente divergente.

Perché ? Perché in un’era di rap/trap/trick e trock , nei tempi della beatificazione di un gruppetto dozzinale come i Maneskin, nei tempi in cui si falsificano gli incassi di perfetti sconosciuti che sembrano riempire i “grandi luoghi della musica” con migliaia di spettatori invitati a caso, andare a (ri)scoprire i Beatles mi pare una operazione importante.

Se al mondo si ascoltasse in sequenza la progressione tecnica e compositiva dei Beatles, la sempre più perfetta qualità di incisione, gli interventi di George Martin, la altissima vena di Lennon-McCartney, l’incredibile influenza che hanno avuto sulla musica americana e viceversa quanto agli inizi abbiano loro imparato da quella America che impazzì per i quattro, io direi che il mondo si rimetterebbe in sintonia con la bellezza di quegli otto anni che hanno sconvolto la scena musicale mondiale.

I due doppi sono il miglior regalo che potete fare a voi stessi o a chi volete bene, magari per riportarlo sulla Retta Via, anche e forse soprattutto se, come me, avete già sia i vinili che i cd di quelle uscite. E’ un tuffo nella vostra… la mia sicuramente… gioventù che meritate. E se invece vi eravate persi le radici… beh, è il modo migliore per capire come girasse il mondo sessant’anni fa : girava meglio, fidatevi.

Infine un nome che temo vi sia del tutto ignoto : The Third Mind. Si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato della scena psichedelica californiana, con un occhio strizzato a quello che viene definito Desert Rock ed eseguito da una manciata di non-più-giovani musicisti di notevole gusto ed esperienza. Si tratta di David Immergluck, affiancato ai Counting Crows, di Victor Krummenacher, dai Camper Van Beethoven, Dave Alvin solista noto nell’area californiana, Michael Jerome , batterista con Richard Thompson e la evocativa voce di Jessie Sykes, stellina del country alternativo.

Il nome proveniente da un libro di Burroughs avvolge di mistero un gruppo che suona con tinte melodiche e sperimentali classici del genere affiancati a brani originali, con una predilezione alla mancanza di necessità di limitare nei minutaggi le proprie esibizioni. Chi ama la California e la psichedelia non potrà non restarne affascinato. Ma per venirne catturati dal primo ascolto, suggerisco di ricercare la loro versione di Morning Dew …che ci riporta ai Dead nello stile ma con tinte ancor più delicate, se possibile… o la Sally Go Round the Roses che è pura poesia. Il riferimento stilistico, se mi concedete il coraggio del paragone, è l’approccio del disco solista di David Crosby : un gruppo di amici che si chiude in uno studio ed improvvisa.

Lo so : mi odiate per non frenare lo stimolo compulsivo all’acquisto come dovrei… ma d’altra parte quante volte si vive ? Divertitevi, datemi retta.

2 Commenti

  • Roberto ha detto:

    Ciao Giancarlo ,leggo sempre con grande interesse i tuoi articoli,ritengo che in campo musicale scoprire nuovi artisti sia una delle cose più eccitanti , non conoscevo The third mind ( a parte Dave Alvin) ma adesso continuano a girare nel mio lettore CD.
    Grazie e buon anno con la musica di qualità.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Grazie per trovare il tempo di leggerci. The Third Mind mi paiono una delle cose, forse LA cosa più interessante che ho ascoltato, di nuovo, quest’anno. Forse per il profumo di Dead, forse per lo spirito psichedelico, forse perché sono davvero interessanti. Buon anno anche a te.

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