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Il giorno che morì la Musica

Di 19 Dicembre 20239 Commenti

A trent'anni dalla morte di Zappa esce il box di Over-nite Sensation. I ricordi di una passione e l'invito ad ascoltare un album che più classico di così non si può.

Il 6 giugno 1968 ero in terza media. Temporaneamente “escluso” dalle lezioni per una incomprensione con la professoressa di italiano mi stavo dirigendo verso i gabinetti dei maschi quando vidi passare Neri Casentini, il bidello – si chiamavano così all’epoca – che ad alta voce diceva a qualcuno, forse un altro professore : “ Hanno ammazzato pure il fratello, gli hanno appena sparato.”.

Parlava di Robert Kennedy. La notizia è come se me la avessero data cinque minuti fa. Mi ricordo esattamente dove ero e cosa stavo facendo.

Il 21 luglio del 1969 Armstrong e Aldrin misero piede sulla luna per la prima volta. In Italia erano le 4 del mattino… le 3:56 per l’esattezza ed io, che avrei voluto dormire, ero tenuto sveglio da mia madre che voleva assolutamente che io fossi “presente” in un giorno fondamentale per l’umanità. Mamma ci tenne svegli davanti alla tv per un paio d’ore; lo ricordo perfettamente.

Quando le Twin Towers vennero abbattute ero a Milano, a Lainate, nell’appartamento che avevo in affitto con Lando e Daniele e che era miracolosamente dotato di satellite. Mi chiamò Lando, dicendomi : “Guarda che casino sta succedendo a New York, un aereo ha beccato una delle torri!”. Ci vedemmo in diretta tutto il resto.

E’ strano come ci ricordiamo esattamente dove eravamo e cosa stavamo facendo quando un avvenimento eccezionale ci accade intorno.

Il 4 dicembre del 1993 ricordo perfettamente dove mi trovavo quando un amico mi telefonò per darmi “la” notizia. Frank Vincent Zappa era morto per un tumore alla prostata. Non era una notizia improvvisa. Da tempo sapevamo e noi appassionati eravamo solo in attesa di un miracolo che non avvenne. Pochi mesi prima, molto pochi credo giusto un paio, la EMI mi aveva proposto di andare a Los Angeles per intervistare i Duran Duran. Era un piccolo dono che collimava con i loro interessi promozionali. Era un regalo per me ma come in tutte le altre occasioni, stupidamente…lo dico oggi perché ai tempi pensavo solo al lavoro e non ai vantaggi che talvolta procurava dunque passavo i regali ad i miei collaboratori… inviai una persona speciale.

Non uno dei miei intervistatori o giornalisti sedicenti ma uno che ero certo avrebbe potuto fare “lo scoop” di parlare con Frank. Chiesi a Massimo Bassoli se sarebbe voluto andare e provare : se non lo avesse fatto lui, amico storico di FZ , nessun altro avrebbe potuto farlo. Sapevamo che era malato da qualche anno.

In realtà non feci altro che dargli la possibilità di salutare un amico per l’ultima volta. Tornò indietro con le interviste promesse, più un altro paio con Warren Cuccurullo e Terry Bozzio, se ricordo bene, ma nessuna con Frank. Gli chiesi perché non fosse riuscito.

Mi rispose in romanesco, bruscamente : “Stà a mori’ Gianca’ … sta a mori’… lavora giorno e notte per lasciare da mangiare alla famiglia”. Anche le parole fanno parte di certi ricordi indelebili.

Ecco, per me Zappa morì in quel momento, quel giorno. Mancava solo la conferma. Ero in redazione a una emittente che non esiste più e di cui una mezza dozzina di soggetti rivendica la creazione ancora oggi che nessuno ne ricorda più l’esistenza e la povera bellezza; stavo al piano superiore, vagavo in redazione, quel luogo che io abbandonavo la sera tardi e che alle 5:01 era deserto. Non so perché risposi al telefono, ma lo feci. Era Massimo. Mi disse che era finita.

Mi misi a sedere e ricordo che non versai una lacrima. Per me Zappa era stato non solo un incredibile musicista, non solo una passione sfrenata che mi possiede ancora oggi, non solo l’amore per la certezza che non avrei mai più potuto avere le emozioni di vederlo dal vivo e commuovermi davanti a musica con cui ero cresciuto : per me Zappa era stato una sorta di visione ironica ed intellettuale che mi aveva in qualche modo indirizzato nella mia formazione personale.

Per alcuni Dylan lo sarà stato. Per altri Lou Reed. Per altri ancora Springsteen. Per me non ci sarebbe mai stato alcun termine di paragone. Zappa non è stata una rockstar, nessuna concessione agli atteggiamenti sboroni e ripetitivi del settore, nessuna concessione alla moda e alle vendite, nessuna scelta esteriore. Zappa era Pura Musica : niente rock and roll, niente blues, niente jazz, niente elettronica, niente doo wap o funky. Musica che avrebbe potuto essere etichettata solo come “Zappa” e che era un insieme di tutto questo più classica e orchestrale. Composizioni di una difficoltà esecutiva e uditiva che non avrebbero lasciato spazio a discussione : Zappa si sarebbe amato o semplicemente non compreso. I testi, difficilissimi e pieni di parole inventate esattamente come le note ed i tempi della sua musica, erano così fantasiosi, creativi e ironici da non trovare altro che poche similitudini con emuli distanti anni luce.

Zappa è stato per appassionati e per musicisti. Non per l’appassionato comune. L’unico… e sottolineo l’unico… che saresti andato a vedere senza poter prevedere chi avresti avuto davanti e cosa e come avrebbe suonato. Nessuno mi ha mai dato questo meraviglioso senso della continua scoperta, nessuno mi ha mai dato l’emozione della piccolezza davanti a un Mostro nel senso latino del termine delle sette note.

Zappa era Zappa, era Iddio. Il resto era “solo” bellissima musica.

Il mio amico, dopo ripetute richieste, mi passò il numero di telefono di casa sotto giuramento che non lo avrei dato a nessuno. Lo tenni lì un paio di giorni, poi un pomeriggio composi e chiamai. Ero certo avrei trovato una segreteria telefonica; ma anche se avessi trovato alla risposta uno dei due figli maschi, ero pronto a salutarli e porgli le mie condoglianze. Alcuni mesi prima erano stati ospiti un paio di giorni in tv e me li ero presi prigionieri, ci avevo chiaccherato, riso, chiesto informazioni e dato lezioni di parolacce in italiano. Erano esattamente come il padre : matti, diversi nella loro pacata cortesia ed educazione.

Al momento di salutarli, mi scappò quello che non avrei voluto dire in quel modo ed in quel momento; mi avvicinai a Dweezil e quasi sussurrando gli dissi che “per me suo padre era Dio”. A lui venne un attimo di commozione e con voce ancora più tremante mi disse : “Anche per me”.

Per ogni figlio il proprio padre è Dio.

Una ventina di giorni fa, il 4 dicembre scorso, erano 30 anni che la Musica è morta. Nulla è più comparabile a quello che ho ascoltato e continuo ad ascoltare. C’è splendida musica popolare che mi rende felice, mi accompagna nelle mie giornate e mi fa pensare a come sarà orribile quando andando in un’altra dimensione non potrò, forse, più ascoltarla. O forse ne ascolterò di più. Vedrò di farvelo sapere.

Ma trent’anni senza Zappa sono un peso che noi appassionati viviamo con trascendente fatalità ma con dolore al pensiero. FZ aveva 53 anni al momento della scomparsa; io ne ho 14 di più… in 22 anni di attività ci ha lasciato una quantità incredibile ed una varietà di approccio alle sette note che nessun altro, o pochi, hanno saputo avvicinare. Miles Davis ha cambiato, come ci ha raccontato, tre o quattro volte il corso della musica jazz, Coltrane è stato incredibile come Shorter o come Dylan ha fatto con la metrica del testo, Jimi ci ha regalato la chitarra rock ; alcuni hanno preso il blues rurale e lo hanno elettrificato prima e portato al rock dopo, altri hanno mescolato jazz e rock… ma nessuno ha sconvolto l’uso del tempo e mescolato in una miscela irripetibile tutti i generi noti utilizzando i migliori musicisti presenti sul mercato, inventandone di nuovi e rendendoli immortali. Cambiando loro la vita.

Quando quel telefono squillò prima di un messaggio partirono le note di Watermelon in Easter Hay. Dopo pochi secondi una voce femminile, probabilmente della moglie Gail, diceva compostamente che “Frank Zappa era partito per il suo ultimo tour”. Volendo era possibile lasciare un messaggio. Credo di parlare inglese correttamente, o quasi, ma balbettando dissi semplicemente che ero mortificato e certo che sette note non sarebbero più bastate a fare musica, da quel giorno.

Poi mi misi a sedere e mi commossi.

Ancora oggi , grazie al Dio della Musica che protegge tutti quelli che la sanno riconoscere, quando nella tranquillità delle mie montagne alzo il volume e ascolto attentamente i miei dischi, spesso mi sento così preso da sentire quasi accapponare la pelle e salirmi forte un reale groppo alla gola per la bellezza di quello che sto ascoltando e per il piacere che certa musica mi riesce ancora a dare dopo decenni. E grazie a quel Dio, non solo ascoltando Zappa, il Maestro. Io spero davvero che accada anche a voi, che quando tutta la vostra attenzione è concentrata da quello che sta uscendo dalle casse acustiche che avete di fronte vi sentiate portare via, alzare da terra, avvolgere dalla musica che è per me, insieme alla vita, il più bel dono che ci sia stato fatto.

Ma non siamo qui solo a ricordare un Mito che vorrei tanto che diventasse comune a molti e che rischia, al contrario, di essere dimenticato dalla comunicazione spicciola, anche se non dalla Storia… noi zappiani siamo certi che il Maestro verrà ricordato dalla Storia della Musica come il più grande compositore statunitense del ventesimo secolo… ma anche perché è appena uscito l’ennesimo disco postumo, il numero 127 delle uscite ufficiali. Una versione con quattro cd ed un blue ray (…qualcuno un giorno mi dirà a cosa cazzo servano…) che celebra il cinquantesimo anniversario di Over-nite Sensation.

Vale la pena di continuare a versare lacrime per garantirsi copie di musica che conosciamo a memoria ? Talvolta sì, a volte no. Stavolta direi senza dubbio di sì e cercherò di spiegare il perché. Over-Nite è un classico, un disco importante per la discografia in vita di Zappa, uscito in seguito a sperimentazioni jazz orchestrali e alle mescolanze di Varèse e rock degli inizi settanta, mostra una sorta di atteggiamento più accondiscendente nei confronti di chi aveva trovato lo spettacolare Grand Wazoo troppo … musicale… offrendo un rock difficile ed eseguito da un gruppo di in-cre-di-bi-le capacità tecnica ed interpretativa, rappresenta la mano tesa di Zappa e delle sue Mothers a chi ne aveva bisogno per accostarsi senza scottarsi alla sua visione della musica.

Over-nite Sensation ci viene riproposto rimasterizzato e accompagnato dalle consuete esecuzioni dal vivo del periodo raccolte nell’antro/archivio definito The Vault ma che in famiglia era noto con il nome di Utility Muffin Research Kitchen, la cantina-studio che stava sotto la villa degli Zappa.

Nei brani del disco originale ci sono nascoste perle che accompagneranno i concerti di tutti gli anni a venire e che metteranno alla prova i musicisti che dovranno confrontarsi con quei brani; negli estratti dal vivo (i concerti del Palladium sono purtroppo incompleti a causa del metodo utilizzato da FZ nella selezione, ma quello che si è salvato merita tutta la vostra attenzione) brillano cose che… che non potete più fare dal vivo… appartenenti a un’epoca in cui i musicisti suonavano veri strumenti, cantavano con vere voci ed eseguivano vera musica rappresentata da puntini neri su spartiti bianchi. Musica reale, dunque, non computerizzata.

Cito a caso una versione di Big Swifty con il focus centrato su Sal Marquez, un Mother che non ha forse ricevuto gli onori che meritava per quel poco che ha frequentato il gruppo ma che qui splende con la sua tromba insieme a quel genio delle tastiere che era George Duke, nomen omen, e quell’infame antipatico spettacolare violinista francese che è Jean-Luc Ponty. La musica non si racconta : ci si può provare, a unico stimolo per voi per andarla a ricercare.

Se avete un briciolo di fiducia fate una prova : cercate, trovate, fatevi prestare il cofanetto e mettere il disco originale ad alto volume. Sedetevi davanti senza i testi, riascoltatelo con i testi. Poi prendete Big Swifty ed ascoltatela con attenzione.

Alzatevi e guardatevi allo specchio : se non vi sembrerete più quelli di prima vorrà dire che, come diceva Joliet Jake Blues… “avete visto la Luce”.

PS : Un solo suggerimento : se acquisterete il cofanetto, nell’aprirlo NON sciupate la carta che lo confeziona. I due adesivi che ci sono sopra vi serviranno e sono da mantenere. Il libretto all’interno riporta la originale copertina ma la sequenza dei brani è più praticamente indicata nell’adesivo esterno.

Della serie : mai buttar via niente .

9 Commenti

  • marco dardanelli ha detto:

    Il cofanetto è fantastico ma sono rimasto assai deluso dal remasterizzazione del disco originale. Lo trovo incredibilmente piatto, soprattutto negli interventi degli ottoni. Quella precedente mi sembra molto migliore. Mi sto comunque riferendo all’edizione di 4 cd.
    Non so se si tratta del mio udito che comincia a perdere qualche colpo ma non credo, ci sono altri remaster ( di altri artisti) in cui avverto delle migliorie evidenti. Qualcuno ha avuto la mia stessa impressione?

  • Tim Tirelli ha detto:

    Caro Giancarlo, quando parli di Zappa la tua prosa si arricchisce di sfumature relative alla vastità dell’universo…articolo toccante, maestoso e passionale. Temo di non essere zappiano in senso stretto (il mio dio era un altro) e di non avere la competenza per comprenderlo appieno ma essendo nato anche io nel solstizio d’inverno sento di avere qualche affinità con lui. Ad ogni modo, articolo superlativo. Bravo.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Tim… so che sei sincero… dunque non ti tratterò male pensando a una meritata presa di sedere perché sei sempre fin troppo generoso con me… 😄 ognuno ha i suoi Dei… e quando leggo le tue emozioni sui tuoi ci trovo il medesimo trasporto che ho quando mi ricordo del mio. Però sono in vantaggio su di te : i tuoi sono anche i miei, lo sai bene. Frank è per me solo il direttore di quella meravigliosa orchestra che ci accompagna nelle nostre vite. Grazie.

  • Davide Ferretti ha detto:

    Bravo Giancarlo. Bellissimo ( e probabilmente ) anche doloroso ricordo. A me sembra di aver avuto la notizia della morte il 5 Dicembre ( o il 6 ) del 1993 al giornale radio delle 7 e 30 ( tra le prime notizie se non la prima ). Over-nite lo ascoltai all’uscita in Italia, poi andai a Bologna ad ascoltare FZ ( gruppo spalla se non erro i Nektar che considerai validi e di cui dovrei avere due dischi. Strano connubio FZ con loro ). Super concerto con GD alle tastiere, RU alle percussioni e Ponty al violino più gli altri. Se non erro era il 31 Agosto 1974. Andai con un mio amico in treno perché avrei compiuto 18 anni pochi giorni dopo, il 9 Settembre. Se non erro ho letto che quelli del Banco e degli Area erano riusciti ad andare alle prove e erano rimasti estasiati dall’accuratezza di FZ nel tenerle. E sono sicurissimo che sia stato così….!! Si effettivamente la musica è morta…ma io – come te – ascolto sempre il Maestro che ha ancora tanto da dirci attraverso le sue note ( e chissà quanta altra bella musica è ancora custodita nel suo…antro !! ). Grazie ancora.

  • Roberto Del Soldato ha detto:

    Ho qualche anno meno di te e scoprii Zappa a metà anni 70… Gradualmente ho sentito e acquistato tutto fino alla sua morte. Ho avuto molti amici ‘fan’ di Zappa perché conoscevano alcuni dischi o alcuni brani…. Uno di loro, ormai ultratrentenne, mi disse “Ho cambiato idea, per me Zappa è un bluff!”. Gli risposi “Semplicemente adesso puoi ammettere di aver apprezzato solo alcuni suoi brani e alcuni suoi assolo perché non hai più bisogno di sentirti figo ad essere suo fan”. Molti non lo apprezzavano, molti lo amavano, qualcuno fingeva di apprezzarlo perché sapeva che un vero appassionato e intenditore di musica DOVEVA apprezzarlo! Fortunatamente ho avuto un solo conoscente autentico conoscitore e fan di Zappa che ancora mi diletta e mi emoziona con i suoi articoli. TU, OVVIAMENTE!

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Roberto… sei sicuro che quello che disse che Zappa era un bluff non tenesse per una certa squadLa di calcio ? 🙂 Ribadisco il mio concetto : Zappa è capito da musicisti e appassionati di musica priva di schemi convenzionali. Gli altri non è che non apprezzano : non capiscono.

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