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SHORT TALK

Le Orme: cinquant’anni di “Contrappunti”

Di 13 Febbraio 20247 Commenti

Ormai è un susseguirsi tambureggiante di cinquantenari per le opere di tanti eroi musicali degli anni ’70, prossimi al “crepuscolo degli Dei” per coraggiosa longevità. Nel 2024 raggiungerà quel traguardo anche “Contrappunti” de Le Orme, veterani tuttora in azione nonché indiscussi pionieri del progressive italico, forse la prima tipologia rock emersa nella Penisola e capace di diffondersi ad ogni latitudine, varcando i nostri angusti confini.
Dopo essersi imposti nella fugace tendenza del pop psichedelico mediterraneo (l’LP “Ad Gloriam” del ’69), Le Orme sono stati gli autentici apripista della frontiera prog, con l’album “Collage” (l’abbiamo trattato sul Blog nel febbraio 2021). “Contrappunti” non possiede la dirompente freschezza di quella pietra miliare, né la maggior affabilità pop di “Uomo Di Pezza”; neppure, per completare il trittico che l’ha preceduto, la complessa maturità di “Felona E Sorona”, un concept che ebbe l’onore di una versione inglese per volontà della rinomata Charisma, con testi di Peter Hammill, l’artefice dei Van Der Graaf Generator.
“Contrappunti” (1974) è opera più di nicchia ma completa positivamente la prima epopea del “pop romantico” per il gruppo veneziano. Accanto al dinamico trio composto da Aldo Tagliapietra (voce, basso, chitarra), Toni Pagliuca (tastiere) e Michi Dei Rossi (percussioni), appare ufficialmente come quarto membro il produttore Gian Piero Reverberi (al pianoforte) già mentore determinante nella svolta progressive de Le Orme.

Il preludio del titolo-guida “Contrappunti” istituisce un’atmosfera austera, che poi scatena un’impetuosa scorreria strumentale classicheggiante in pieno stile Emerson, Lake & Palmer, per ritornare sul clima più misterioso dell’inizio, infine riattizzato da pianoforte e synth. “Frutto acerbo” è invece una contagiosa melodia acustica sottolineata dall’inconfondibile voce di Tagliapietra, alla maniera di “Gioco Di Bimba”. Le fa seguito “Aliante”, un altro strumentale, meno ispirato del brano d’apertura. Poi, “India” è la cronaca onirica di un viaggio in Oriente (nell’odierno Sri Lanka, l’isola di Ceylon), un rituale della generazione hippie suggellata in chiusura da versi ermetici, tutt’altro che estatici: “Quale saggezza risuona nel sitar? E quanto veleno sprigiona il tuo incenso”.
Sulla seconda facciata, “La Fabbricante D’Angeli” è particolarmente affascinante a livello musicale, con un’intro sinfonica dove il mellotron instaura reminiscenze di Genesis, Moody Blues, Spring, che si sviluppano nell’intero arco della composizione; non è altrettanto celestiale, lo spinoso tema affrontato, quello dell’aborto clandestino: “la fabbricante d’angeli …incespica coi ferrei arrugginiti sul ventre già fiorito di un’ingenua ragazzina…”. “Notturno” è essenzialmente un duetto fra tastiere elettroniche e pianoforte, scandito dal rintocco del timpano, che materializza il titolo in musica felpata.
Infine, “Maggio” è il brano più ambizioso e ricco di divagazioni tipicamente prog, esteso per quasi nove minuti. Si è ravvisato nel testo una vena polemica contro la religione cattolica, nonostante l’insistenza sul monito “l’uomo è il primo e il più grande tesoro della terra”.
Un anno dopo, quando la creatività più abbacinante dell’intero movimento progressive sembrava volgere al termine, anche Le Orme daranno una svolta alla loro carriera, arruolando il chitarrista Tolo Marton e ponendo fine all’egemonia delle tastiere in “Smogmagica”.

L’imminente riedizione di “Contrappunti” è in vinile color arancione, limitata a 499 copie numerate (Universal).

7 Commenti

  • Leandro ha detto:

    La fine del precedente millennio ci ha donato ore ed ore di grande prog tra panini e porchetta alle feste di piazza, ma ciò non ha impedito a Tagliapietra e co. di infilare nel set tanti brani di questo album, che pare sospeso tra la fragilità di una goccia di rugiada e la suggestione dei mondi descritti in testi profondi, come è profondo l’animo umano. E di questo li ringrazierò sempre. Oltre a ringraziare te che mi hai evocato questo bel ricordo.

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Leandro, piacere di risentirti e leggo i tuoi spunti lirici che ben si accoppiano con l’ispirazione del gruppo in questione, le Orme appunto. Colgo l’occasione per fare i complimenti a te e a Paolo che ha commentato poc’anzi per i preziosi “speciali” sugli ELP che regalate con grande perizia alla ben nota rivista Prog. Grazie.

      • Leandro ha detto:

        Nei tempi duri degli anni ’80 sei stato l’unico a parlarne con rigore e competenza, e questo , oltre a darmi gioia nel mio deserto dell’epoca, resta un esempio per noi molto ambizioso ma molto presente. Grazie di cuore.

  • Paolo Rigoli ha detto:

    Ricordo che Le Orme venivano maggiormente criticate rispetto a PFM, Banco e Area per la vena commerciale di alcuni brani, che si imponevano presso un pubblico non strettamente seguace del prog. Beh, a mio parere è proprio quello uno dei loro punti di forza. Una fruibilità che non sminuiva il valore della loro proposta, ma anzi ne completava l’essenza. Altri se la tiravano per la tecnica o per le proposte politicizzate, loro privilegiavano i sentimenti. A distanza di decenni possiamo rimettere tutto nella giusta prospettiva.

    • Beppe Riva ha detto:

      Io sono d’accordo con te Paolo. Il virtuosismo fine a sé stesso, senza qualità compositiva, a mio avviso conta poco. Il talento nello scrivere canzoni è sempre stato determinante. Anche fra i classici prog, ricordiamo con piacere brani dotati di linee melodiche memorabili. Ti ringrazio dell’osservazione, ciao!

  • Alessandro Ariatti ha detto:

    La band prog italiana che conosco di più in assoluto (da Collage in poi ce li ho tutti). Ti dirò che Contrappunti è uno degli album 70’s che ho ascoltato di meno, non per mancanza di qualità, ma perché viene un pò “schiacciato” dai dischi classici che hai tu stesso citato nel pezzo. Motivo in più per dargli una bella rinfrescata. Band enorme per vari motivi, che merita assolutamente di essere celebrata con le ormai abituali ricorrenze varie.
    Ciao Beppe.

    • Beppe Riva ha detto:

      Ciao Alessandro, l’apporto fondamentale de Le Orme ad una stagione felice ed irripetibile del rock (non solo prog) italiano, è indiscutibile. Fra l’altro avevano contribuito a diffondere un modello coraggioso di trio basato sulle tastiere, imposto dai Nice e dagli ELP dell’indimenticabile Keith Emerson. Grazie del costante supporto.

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