google-site-verification: google933a38d5a056903e.html
Ricordo Perfettamente

La musica fuorilegge

Di 31 Gennaio 202413 Commenti

Stiamo per vivere momenti duri per la nostra musica ? La cancel culture o una visione patriarcale della musica rock sono in grado di censurarla ? Ci avete mai pensato ?

So che molti non saranno d’accordo, sorrideranno.

Ma, e non sto scherzando, sono seriamente preoccupato. Spero di riuscire ad essere chiaro e concreto perché il timore non è infondato. Sembra sciocco farlo notare ma se in Europa prima ed in Italia poi arriva una ideologica cazzata, questa non può che provenire dall’America !

Non c’è popolo più stupido degli americani…la cultura non li ha mai intaccati!”, sorrideva Giorgio Gaber in uno dei suoi monologhi, affermazione ironica ma neanche tanto lontana dalla realtà. La vicenda nasce solo una manciata di anni fa, quando un dizionario anglosassone elegge “cancel culture” come parola dell’anno. Già darne una definizione esatta è complicato e ancor più difficile è l’applicazione, ma noi italiani/europei riusciamo sempre ad andare oltre l’idiozia.

In America si indicava una forma di ostracismo… parola greca che vi suggerisco di approfondire… nei confronti di chi avesse espresso opinioni razziste o molestie sessuali. In sostanza : mancanza o cancellazione di sostegno e gradimento nei confronti di chi avesse fatto o detto qualcosa di “politicamente scorretto”. Solitamente il massacro e la gogna partivano e partono dai social, prima di qualsiasi base su cui fondare un pur superficiale giudizio.

In Italia si è esteso… o mal interpretato…il concetto portandolo ad eliminare tracce o esempi di un passato che può essere caratterizzato da ideali anacronistici con particolare riguardo alla cultura patriarcale e l’odio razziale.

E qui iniziano i problemi. Perché quando un concetto è così labile e poco definito, così facilmente adattabile, così immediatamente applicabile a qualsiasi episodio o esempio possa far comodo, la percentuale di sostenere cazzate o fare “ciccia di porco”, come si dice in Toscana con una immagine decisamente pratica, diviene elevatissima. Cerchiamo di essere pratici.

Fare l’esempio del delirio cui è stato sottoposto Kevin Spacey, dove addirittura tutte le scene del film che stava girando erano state nuovamente filmate, eliminandolo, salvo poi scoprire che le accuse erano infondate è troppo semplice. Andiamo oltre. E vi prego, vi scongiuro : non impostate il vostro giudizio su quello che sto scrivendo su basi politiche di partito ! Qui non si tratta di destra o sinistra, spero sia chiaro che si disquisisce esclusivamente di logica.

Su queste basi di partenza in Italia ci siamo tuffati sul piatto chiedendo, ad esempio, l’abbattimento di statue o rifiutando immagini, termini, stralci di cultura trascorsa come i nostri classici sia cinematografici che editoriali.

E mentre una parte si gettava come iene su tutto quanto stesse a lei antipatico, senza minimamente domandarsi in quale èra ed in quale situazione fosse stata data vita all’opera, in America si riusciva a tuffarsi nel ridicolo con richieste e scelte deliranti. Ovviamente immediatamente riprese nel Bel Paese. Se negli Stati Uniti si chiedeva di cambiare il doppiaggio del personaggio di Apu nei Simpsons, fatto da un bianco che imitava la cadenza dell’immigrato pakistano, in Italia si affermava che il bacio dato dal Principe a Biancaneve era una violenza in quanto non voluto.

E’ lì che ho iniziato a preoccuparmi seriamente ma ho definitivamente capito che eravamo sul’orlo del precipizio quando è giunta la notizia che Homer Simpson non avrebbe più fintamente strozzato Bartperché poco educativo e che avrebbe da quel momento spiegato al figlio dove stava sbagliando”. Da questa parte dell’oceano si tornava su Biancaneve e Cappuccetto Rosso, dando della colf alla prima e spiegando che il lupo della seconda era una visione errata della vicenda. In Italia nessuno, grazie a Dio, si era ancora accorto che per correttezza politica la voce di Bart avrebbe avuto bisogno di revisione dato che viene data da Ilaria Stagni : una donna.

Lo so : la cosa vi fa sorridere…guarda a che cacchiate si attacca oggi il Trumpets… ma se provate ad estendere il concetto di “cancel culture” alla nostra musica, forse inizierete ad avere dubbi pure voi.

Partiamo dai nostri classici dei sessanta. Ho difeso il mio amore, canzone dei Profeti, resa famosa dai Nomadi, versione nostrale di Nights in white satin dei Moody Blues, descrive… anche se ci sono interpretazioni diverse… un omicidio, forse sfociato nel suicidio. Questione controversa ? I Watussi, canzoncina di Edoardo Vianello, ripete la parola “negri” per sette volte. Merita di essere impalato. E poco importa che negro sia in italiano il diretto adattamento dal latino niger, nero; qualcuno in Italia ha pensato che fosse derivativo dallo spregiativo nigger americano.

Perché, direi, dovevamo vergognarci della parola e non del modo in cui essa veniva utilizzata.

Due esempi a caso. Adesso pensiamo alla musica che amiamo davvero. Quanti brani che risultano sessisti o scorretti avete in casa e ascoltate, cantandoli, tutti i giorni ? Vi sentite per questo sprezzantemente patriarcali o sessisti ?

Sparo alcuni esempi assolutamente a caso : “squeeze my lemon until the juice runs down my legs”… è sessista Robert Plant ? “Hey Joe where you going with that gun in your hand ? I’m going to shoot my old lady ‘cause I caught her messin’s around with another man”? Avete mai pensato che un classico di Hendrix fosse la storia di un femminicidio con fuga finale dell’assassino ? Vi siete mai sentiti complici ascoltandolo ?

Quando vi deciderete a buttare nell’indifferenziata tutta la vostra collezione di classici del blues dato che oltre la metà dei testi è sicuramente sessista, violenta, omicida ? Robert Johnson, Muddy Waters, John Lee Hooker sono felici di essere già nel paradiso dei criminali.

E pensandoci bene, neppure l’ironia ci verrebbe perdonata : il nostro rock è violento, duro, poco incline alla parità dei sessi. Zappa ha scampato questa èra, purtroppo, ma oggi ci vorrebbe molto di più di una serie di audizioni in senato insieme a Dee Snider contro le scelte di Tipper Gore. Verrebbe crocifisso per la assoluta mancanza di rispetto dei suoi testi… persino di quelli meravigliosamente ironici… la vicenda dell’Illinois Enema Bandit, di Michael Kenyon soggetto realmente esistito, che faceva clisteri di acqua calda alle sue vittime lo avrebbe portato in giudizio.

Billie Holiday la grande sarebbe censurata…cancellata… perché lo Strange Fruit che penzola è il corpo di una donna nera… Nick Cave nell’inusuale accoppiata con Kylie Minogue in Where the wild roses grow sarebbero da carcerazione immediata anche per il video, che pur narra di un femminicidio, dopo una violenza, l’assassinio di Elisa Day poi seppellita lungo il fiume, dove crescono le rose selvatiche…

In carcere pure Sting, autore di Murder by numbers, canzone che un telepredicatore, Jimmy Swaggart, accusò di essere un inno alla violenza e all’omicidio…“Once that you’ve decided on a killing , first you make a stone of your heart, and if you find that your hands are still willing, then you can turn a murder into art”… ma gli esempi potrebbero essere migliaia, senza risparmiare nessuno. Il carcere a vita per rapper, trapper e tric troc sarebbe l’unica consolazione. Sul metal sorvolo : troppo facile fare esempi , quasi quanto sul rap; e nel metal ci sarebbe pure la religione a far pendere la bilancia.

Titoli, testi, immagini di copertina : nulla verrebbe risparmiato. Tutte le immagini con bambini verrebbero… lo sono gia ? … cassate, le immagini con nudo, ambigue… nessuno scamperebbe, né è scampato : Bowie, Beatles, Hendrix, Zappa, Alice Cooper, Guns & Roses, Nirvana…le prime che mi vengono in mente.

Ma neppure i fumetti , in Italia, lo sono : Valentina di Crepax è già stata colpita, poi Corto Maltese… Kriminal, Satanik, Diabolik… il Lando... ve li risparmio…

Voi non siete convinti, lo immagino. Nessuno toccherà mai la nostra musica ! Ma nel ricordarvi che in Iran ed Afghanistan la musica è proibita in quanto “allontanerebbe dalla preghiera”, vi invito a riflettere sulle vostre certezze, perché … la mamma degli imbecilli è perennemente incinta e cancellare la musica o anche solo una parte sarebbe una vittoria non di poco conto per i folli privi di cultura. La musica, nella assoluta inclusione di tutte le sue accezioni, è forse la vetta più alta della cultura, perché non richiede parole per unire e comunicare. E per questo perfetto obbiettivo da colpire.

Ma io nascondo bene i miei peccati nella mia casina di montagna e sono pronto a difenderli : munizioni non mancano… oops… affermazione violenta, da cassare.

Nel 1979, con la trilogia di Joe’s Garage, Zappa ne aveva ampiamente trattato. Io spero che si fosse sbagliato.

13 Commenti

  • enrico ha detto:

    Quando dico cose simili, mi si risponde che sono pessimista e nostalgico.
    Quindi aggiungo un’altro possibile elemento pessimista al discorso: per i motivi più diversi, e tra questi potrebbe esserci la censura dottrinaria, le opere musicali (alcune di esse) potrebbero essere ritirate dalla fruizione streaming, con conseguente perdita totale. Questo è un’altro dei validi motivi per conservare il supporto fisico (sia esso anche il file) nel privato.
    Grazie per la vostra attività gratuita e stimolante, soprattutto.
    Enrico

  • Maurizio ha detto:

    La vedo molto male. 1984 era un monito e lo hanno trasformato in un manuale di istruzioni. Alcuni classici sono silenziosamente spariti (A voi romani di Alberto Fortis la sentivi anche a Roma, ora rischi di essere aggredito..) e la cancel culture imperversa. La rieducazione è entrata silenziosamente e piano piano si proibisce sempre di più. Io mi tengo e mi ascolto quello che ho ma chi verrà dopo di me avrà enormi problemi di libertà. La cosa più grave però è che non se ne accorgerà neppure.

  • Valerio ha detto:

    Buongiorno Giancarlo,
    Ne approfitto per ringraziare sia te che Beppe Riva. Vi leggo con molto interesse dall’apertura del blog e trovo i vostri interventi sicuramente originali e personali, privi di quella sensazione da “copia e incolla” talvolta riscontrabile altrove.
    Ho deciso di intervenire perché chiunque si spenda a favore di tematiche attuali ed importanti va in qualche modo sostenuto, anche solo con poche parole di apprezzamento.
    Il tema della “cancel culture” andrebbe rinominato “Culture cancelled” (evitando traduzioni in italiano così che sia chiara la provenienza di tale fenomeno e dove andrebbe rispedito). Purtroppo una parte del mondo progressista presta il fianco a posizioni oltranziste e rivoluzionarie (la sua storia le contiene) senza avere gli anticorpi adatti a prenderne seriamente le distanze. La fase di abbattimento di ogni tabù viene ora sostituita da pseudo-tabù (o pseudo-verità) di altra natura, fino a sostenere posizioni folli con le armi della censura, del vilipendio e persino della legislatura. Bene fa chi esprime dissenso e scandalo senza rinunciare a far sentire la propria voce; siamo in tanti a pensarla così, è giusto continuare a dirlo.
    Un caro saluto!

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Grazie dell’apprezzamento anche da parte del mio compagno di merende Beppe.
      Nel merito il mio timore che si arrivi, temo presto, alla cancellazione di certa musica che avrebbe effetto domino inarrestabile, è reale. Anche se spero sinceramente essere un cattivo profeta.

    • Giacobazzi ha detto:

      Buon pomeriggio. Concordo con Valerio, davvero è opportuno evitare “traduzioni in italiano così che sia chiara la provenienza di tale fenomeno e dove andrebbe rispedito”; così facendo non solo la provenienza sarà chiara, ma sarà evidente che è la stessa degli artisti storici del rock, l’anglosfera.
      Inoltre non credo che quella cultura cui si riferisce l’articolo vada verso la censura, probabile che il suo destino sia piuttosto l’irrilevanza. E qualche segno già lo possiamo vedere…

  • Gaetano ha detto:

    Ciao Giancarlo, argomento spinosissimo che ormai ,purtroppo,investe tutto lo scibile umano. Ben diverso da un Pmrc et similia. La cosiddetta “cancel culture” parte dal presupposto che TUTTO ciò che è inerente al passato sia sbagliato. È uno dei tasselli con cui si sta cercando ( in parte riuscendoci) di ridefinire il grande puzzle mondiale.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Già. Ma visto le schifezze che stanno facendo con altri aspetti della cultura o della comunicazione, dato che già ascoltiamo in radio e TV musica di merda, non vorrei davvero diventare un fiancheggiatore di musica e testi da ascoltare solo in privato e a basso volume…

  • Segimero ha detto:

    I 60/70s sono forse l’epoca più libera della Storia, altra cosa le ultime decadi.
    Ho visto tanti insospettabili cambiare registro che mi riesce difficile immaginare Zappa attraversare indenne gli anni duemila.
    Magari parlo da non fan (sono tra quelli che come ha giustamente osservato, non lo capisce).
    Quanto alla logica, difficile possa salvarci se ormai è passata l’idea che alcune cose si possono dire e altre no.
    Forse la formula migliore rimane ancora la totale libertà di parola.
    Concetto istituzionalizzato dagli ignorantoni Stati Uniti e ora calpestato proprio dalla classe istruita, che ignora le più elementari nozioni storiche e scientifiche.
    Visto che non ero mai intervenuto prima, e non credo lo farò in futuro, approfitto per farvi i complimenti per il blog.
    P.s. concordo anche con l’articolo “Quattro voci da conoscere…”
    Non capisco come ci si possa esaltare per la scena musicale attuale.
    Sentire i nuovi musicisti copiare le cose di 30-60 anni fa, fa cadere le braccia, ma è meglio non darlo a vedere… altrimenti si viene etichettati come “nostalgici”.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Perché tenerti lontano dai commenti ? Servono anche a noi a riflettere mica solo a dire grazie… 🙂

  • Segimero ha detto:

    Caro Trombetti, Zappa negli anni 80 difendeva la libertà di parola, in un mondo che in gran parte lo appoggiava.
    Oggi il politicamente corretto impone una censura enormemente più ampia e profonda del PMRC; Zappa non era un supereroe, probabilmente si sarebbe adeguato.
    Avrebbe fatto la fine di Mustaine (per rimanere in ambito rock/metal), che cantava “Hook in mouth” e ora ha paura di rispondere a una banale domanda sulla Clinton.
    P.s. Temo Lei abbia troppa fiducia nella “Cultura”: l’epicentro del politicamente corretto sono università e grandi media, non proprio i contadini dell’Iowa.
    Buona serata

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Mah…da zappiano convinto, credendo di aver compreso lo spirito del Maestro, direi che non si sarebbe mai adeguato. Come d’altra parte mai ha fatto dal 1964 per trent’anni di lavoro.Io non ho fiducia alcuna nella cultura “revisionata”. Ce l’ho nei confronti della conoscenza che è figlia della logica che poi è ciò che ci dovrebbe salvare dalle follie del revisionismo idiota.

Lascia un commento