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Canzoni del cuore

Il sottile filo rosso che lega Zappa e gli Allman Brothers

Di 3 Giugno 2020Giugno 4th, 20207 Commenti

L'ironia è presente nella musica rock? Ogni tanto.

Quanti di voi possiedono il Live at Fillmore East degli Allman Brothers? Un disco che ha segnato la mia generazione e continua a far sognare cinquant’anni dopo la sua uscita. Inutile parlarne, dovreste già saperne a sufficienza; personalmente posso solo ricordare di quando, nell’estate del 1980, a Londra già da una ventina di giorni abbondanti o forse molti di più, non ricordo proprio, riuscii a mangiare bacche e radici, convincendo la mia povera nonna al telefono a mandarmi qualche soldino sulla banca di un amico per sopravvivere fino al 19 e al 20 settembre quando gli Allman Brothers suonarono due sere al Rainbow Theatre. Una esperienza che ancora oggi ricordo con una nostalgia struggente… tanto quanto la fame che avevo per risparmiare al massimo e tornare intero a casa… ho una foto di Luca Silvestri, mentre esco dalla banca dopo aver recuperato il necessario : magro e asciutto come non credo di essere più stato… Se riuscissi a ritrovarla ve la passerei volentieri…bei ricordi. E divertente sarebbe anche raccontare la storia di quelle due sere e dei supporters, i Nine Below Zero…un giorno, prometto…abbiamo tempo…

Ma torniamo al Fillmore. Quanti ricordano l’inizio di un classico che occupa la intera quarta facciata del vinile ? Gregg Allman presenta il pezzo…”Abbiamo un altro brano dal nostro primo album…” e dal pubblico si sente chiaramente urlare : “Whippin’ Post!” e subito dopo un urletto di approvazione. Un attimo e le due batterie di Trucks e Jaimoe partono introducendo quel piccolo capolavoro. Niente che esuli da una normale registrazione dal vivo, penserete.

Beh… nonostante la lunghezza della esecuzione di quel pezzo, ventidue minuti, le radio statunitensi…buon per loro… presero a trasmettere ripetutamente proprio quel pezzo che non solo fece la fortuna del gruppo, diventando per gli Allmans uno dei classici dal vivo, ma servì ad amplificarne la fama, facendo divenire quel disco una delle registrazioni dal vivo più famose e ricordate. Ma anche fin qui, nulla di anomalo.

L’anomalia inizia ora. Quell’urlo, quella richiesta, divenne immediatamente virale e in un’epoca in cui nulla era digitale e niente permetteva la comunicazione in tempo reale, il pubblico iniziò a richiedere quel brano, nel medesimo modo, ai concerti più disparati. Chiunque stesse sul palco dopo il 1971 e per alcuni anni, poteva sentirsi richiedere Whippin’ Post anche se degli Allman Brothers non aveva nemmeno mai sentito parlare. Un caso più unico che raro di ironia in un mondo che, come diceva il Maestro Zappa… non ne aveva proprio al suo interno. La consuetudine sparì con il procedere dei settanta, per poi riaffiorare nella scena indie, molti anni dopo.

Così, la jam scritta da Gregg e suonata in modo celestiale dalle due chitarre del fratello Duane e Dickey Betts, divenne un classico…mondiale pur senza esserlo. La storia del ragazzo che era stato preso in giro dalla sua fidanzata, che gli aveva finito tutti i soldi e distrutto la macchina nuova e adesso se ne stava al bar con il suo migliore amico facendolo sentire come legato al “palo della vergogna”, era entrata nel mito.

Does humour belong in music ? Era la domanda di Zappa e credo che, sinceramente, solo lui avrebbe potuto creare un siparietto corrosivo alla inattesa richiesta di eseguire Whippin Post, appunto. La scena si svolge a Helsinki, Finlandia tour del 1974; Le Mothers stanno per eseguire Montana, un brano i cui testi farebbero felice un comico, quando dal pubblico arriva l’urlo con la richiesta : Whippin’ Post…play Whippin’ Post… Zappa resta sconcertato un attimo, si gira verso il gruppo, ben sapendo che il pezzo non faceva parte del repertorio di quella band stratosferica. Così, rivolgendosi al richiedente, chiede scusa suggerendo un’altra richiesta…immediatamente seguita dalla proposta di cantarne qualche strofa, in modo che il gruppo potesse poi eseguirla…il ragazzo non fa a tempo a cantare tre note che Zappa ringrazia e gli dice : “Dal modo in cui la canti dovrebbe essere un brano spazzatura… “ e chiede al gruppo di far partire Montana…no, Whippin’ Post… e il gioco sul brano da eseguire e quello richiesto va avanti fino mescolare la storia del cowboy che decide di trasferirsi in Montana per coltivare Fili Dentali a cavallo di un Pony con qualche riferimento alla canzone degli Allman… Montana divenne così Whippin’ Floss

Il rock and roll che altro non è che puro divertimento, non ci racconta molte vicende di ironia vissuta o proposta su un palco. Forse è per questo che il sottoscritto, che ha preso alla lettera l’insegnamento di George Bernard Shaw per cui l’intelligenza di un uomo si misura dal grado della sua ironia, ama proprio lo Zappa, e disdegna molti di quelli che si prendono così sul serio nel loro mestiere di musicista da non rendersi conto di essere ben più ridicoli della ironia dissacrante del Maestro.

Qualche tempo fa mi chiesero se avessi voluto scrivere un libro, forse due, forse più. Trovando difficile essere credibile raccontando il proprio pensiero vivendo da lontano dal nocciolo duro del rock, pensai a una cosa trasversale, che racchiudesse in sé caratteristiche, a mio parere, mai approfondite. Pensai proprio a utilizzare come titolo la domanda di Frank, per riunire sotto un unico tetto quelli che erano riusciti a fare della propria arte anche un tramite di ironia e divertimento. Avrei provato a rispondere alla domanda se l’umorismo è presente nella musica.

In quel momento, dopo aver fatto una buona lista di soggetti più che papabili, mi venne in mente il dibattito del film Berlinguer ti voglio bene, quando l’uomo che estrae i numeri della tombola alla Casa del Popolo, chiude il gioco introducendo il tema del dibattito di quella sera : “...Pole la donna permettisi di compete’ con l’omo? No. Si dia inizio al dibattito!”. Rinunciai. E una quarantina di pagine di quel libro stanno nel mio hard disk, da tempo.

Zappa, poi, esattamente dieci anni dopo, decise di proporre proprio una cover di quel pezzo; lui, decisamente avaro nell’eseguire la musica degli altri, sfruttò la voce potente del tastierista per renderne, finalmente, una versione grosso modo fedele all’originale. E decidendo di estrarre un assolo di quel tour per inserirlo all’interno di Guitar, doppio di sole esecuzioni di chitarra. Il nome del pezzo ? For Duane.

WHIPPIN' POST - Testo originale

I’ve been run down and I’ve been lied too

And I don’t know why I let that mean woman make me a fool

She took all my money, wrecks my new car

Now she’s with one of my good time buddies

they’re drinkin in some cross-town bar.

Sometimes I feel sometimes I feel

Like I’ve been tied to the whippin’ post

Tied to the whippin’ Post, tied to the whippin’ post

Good Lord I feel like I’m dying

My friends tell me that I’ve been such a fool

But I had to stand by and take it baby, all for lovin’ you

Drown myself in sorrow as I look at what you’ve done

But nothing seemed to change the bad times stayed the same

And I can’t run.

Sometimes I feel, sometimes I feel

Like I’ve been tied to the whippin’ post tied to the whippin’ post

Good Lord I feel like I’m dying

Sono stato conciato male e sono stato anche preso in giro
E non so perché ho lasciato che quella donna cattiva mi facesse impazzire

Ha preso tutti i miei soldi, mi ha distrutto la macchina nuova
Ora è con uno dei miei amici che si divertono

Sono a bere in qualche bar di città.

A volte mi sento a volte mi sento

Come se fossi stato legato al palo della gogna

Legato al palo della gogna, legato al palo della gogna

Buon Dio, mi sento morire

I miei amici mi dicono che sono stato così sciocco

Ma dovevo stare calmo piccola e sopportare, tutto per amor tuo

Affogo nel dispiacere se guardo a quello che hai fatto

Ma nulla sembrava cambiare e i brutti momenti erano sempre gli stessi

E non posso scappare.

A volte mi sento, a volte mi sento

Come se fossi stato legato al palo della gogna legato al palo della gogna

Buon Dio, mi sento morire.

7 Commenti

  • aleR ha detto:

    Ciao. Non sapevo di questa consuetudine di richiedere il brano degli Allman così a “capocchia ” Divertente, naturalmente Zappa ha preso la palla al balzo…. Nella mia ormai più che decennale frequentazionw di concerti, sicuramente miseramente inferiore alla tua, (vostra includendo Beppe) forse il più grosso rammarico è non aver mai assistito ad uno show della Banda dei fratelli. Ci sono andato vicino quando a Pistoia sono venuti Dickey Bettse e Gregg Allman. Bei concerti ma la banda era un’altra cosa. Insuperabile negli anni d’oro, ma ottima anche con Woody & Haynes . I due volumi ” an evening with ” a mio avviso sono ben riusciti. Anche “hittin the note” è un bel disco.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      … se tutti sapessero tutto, che ci staremmo a fare ? 😀 Betts & Allman è sempre un bel vedere. Woody e Haynes li adoro con i Mule, di cui parleremo senz’altro, prima o poi.

  • alberto ha detto:

    Scusa Giancarlo!! Ho sbagliato il tuo nome.. ( 🙂 ) e qualche errore di scrittura, di solito conrollo dopo e modifico. Qui non ho trovato l’opzione.. Un abbraccio Giancarlo.

  • alberto ha detto:

    Gran bell’articolo!! Illumnante . E’ pur vero che ad un certo punto certi musicisti trascendono l’Arte che veicolano per approdare nella psiche; la loro, quella di una composizione e quella massificante do un pubblico che non distingua più la composizione dal compositore e gridando “richiede” il familiare e non il presente.. Straordinario riuscire a rispondere: ” In qualche modo ok!” e passare ad eseguire adattanfolo al proprio stile ed alla propria psiche musicale, ispirata non si sa bene da quale iperuranio.. E qui diviene a noi, come esegeti, un messaggio chiaro di quanto quegli anni 70 fermentavano di Libertà espressiva tanto creativa quanto realizzativa, fino a connettersi davvero a quell’oltre inafferabile così gigante in confronto al conformarsicontinuo dell’attuale status creativo.. Grazie Gianpaolo! Bellissimo viaggio a ritroso non solo riguardo questi straordinari personaggi, ma in quello spazio dove eravamo immersi anche noi..e Dio solo sa quanta creatività abbiamo lasciato in quegli anni appesa in qualche fondo di campagna.. o dentro una vecchia fodera. Grazie ancora Giampaolo; un abbraccio.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      …nessun problema con il nome 🙂 l’importante è capirsi… comunque non si trattava di semplice familiarità, ma di una sorta di moda virale per cui urlare “Whippin’ Post!” ai concerti era diventato quasi obbligatorio. Credo che circoli anche una versione di quello che accadde a Jackson Browne, ma ne sono poco informato.

  • Giampaolo ha detto:

    Versione degli Allman insuperabile comunque ….. 🙂

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Beh…credo che nessuno avrebbe eseguito il solo blues di Whippin’ Post in tempo reggae… 🙂

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