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Canzoni del cuoreRicordo Perfettamente

Il sottile filo rosso che lega Hendrix e Dylan

Il racconto del ladro, del giullare e dei principi intorno all'osservatorio.

Colui che si definisce “appassionato di rock” guarda spesso con distacco se non con superficialità a Bob Dylan. Non abbiamo alcuna intenzione di convincervi ad apprezzarlo. Ci basterà farvi notare che se non ci fosse stato quel colpo di batteria ad aprire Like a Rolling Stone, anni luce fa, forse tutta la storia della musica popolare sarebbe andata diversamente. E come nelle più classiche vicende di porte scorrevoli, forse Dylan non sarebbe divenuto ciò che è non aprendo le porte alla musica popolare, poi divenuta rock, se un tal James Marshall Hendrix non avesse spalancato un altro universo partendo proprio da lui.

Quella che per ognuno di noi è “la Madre di tutte le cover” nasce per caso, quasi susseguente a una serie di insicurezze e dubbi che attanagliavano un personaggio inarrivabile, in tutti i sensi, come Jimi Hendrix. Jimi, lo confermano tutte le biografie, era un musicista timido, cortese, delicato, mai in grado di dire di no a nessuno, mai fuori dalle righe nel privato e mai eccessivo e strafottente come la quasi totalità delle stelle del rock. A lui bastava avere sempre con sé la sua chitarra per provare, ricordare, suonare.

Hendrix subiva moltissimo l’influenza di Dylan e guardava a lui come l’uomo che aveva sdoganato tutti quelli che non erano in grado di cantare perfettamente, che non avevano una gran voce come la si intendeva nel modo classico o che la possedevano…un po’ troppo particolare per quei tempi. Hendrix si vergognava quasi a cantare ed è noto che nelle sessioni di studio il suo ingegnere del suono avesse imparato a lasciarlo in un angolo più buio per permettergli di cantare senza essere osservato. Hendrix era anche erroneamente convinto di non avere nulla da raccontare nei suoi testi, se solo si comparava a quel genio cui tendeva quando si metteva a scrivere. E Jimi scriveva testi quasi continuamente, ovunque : dai fazzolettini del bar alle etichette delle bottiglie.  Quando Dylan compose quel quadro astratto che era All Along The Watchtower, Hendrix ne rimase affascinato. Lo era sempre stato, da lui. Lo era già stato per Like a Rolling Stone, lo fu per Drifter’s Escape e Can You Please Crawl Out Your Window… Jimi non solo era convinto di non saper cantare, ma anche di non saper scrivere, ragion per cui la cosa migliore per lui era di affiancare la sua visione della musica alla poesia visionaria di chi considerava irraggiungibile.

L’originale Watchtower, per chi la conosce, era una ballata acustica, con una linea melodica che affiorava appena dietro al cantato e che lasciava alla armonica a bocca il compito di legare le strofe. Le parole aprivano a ogni riga immagini che si sovrapponevano lasciando intravedere riferimenti biblici, il Libro di Isaia, e stravolgimenti cronologici, con la descrizione che in coda riprende la narrazione iniziale come se nulla fosse accaduto nel frattempo. Un quadro astratto denso di riferimenti politici.  Un brano che forse non sarebbe mai prepotentemente emerso in tutta la sua bellezza se non avesse subito il trattamento-Hendrix.  Come l’artista prende il pezzo di marmo o la tela grezza e ne estrae la bellezza, Jimi prese la linea melodica essenziale, la frullò dentro il suo mondo di fantasie cosmiche, blues rigoroso, esplosione rock e ne tirò fuori il più grande singolo di tutti i tempi, Una cascata di suoni, emozioni, ritmiche, avvolte da una chitarra come mai ve ne erano state al mondo fino a quel giorno.

Da un minuscolo canovaccio venne innalzata la Cattedrale al Rock and roll. Nessuno avrebbe mai più riconosciuto quel pezzo se non fosse stato per i versi, ma sopra ogni cosa nessuno al mondo avrebbe mai più potuto riproporre quella canzone senza tener conto del balzo secolare che gli aveva fatto fare Hendrix. Ma la realtà è che nessuno avrebbe mai potuto più prendere in mano una chitarra elettrica senza avere in mente quei suoni. E fu così.

Dylan che è immenso anche nella velocità nell’affrontare i suoi cambiamenti, nel sentire nell’aria il profumo della necessità di capire quando “il vento cambia”, fece immediatamente il gesto più nobile che un autore possa fare con una propria creazione : se ne spossessò, cedendola a tutti gli effetti all’uomo che ne aveva fatto una icona che avrebbe attraversato i decenni, i secoli, costringendo tutti i chitarristi del mondo, a qualunque linea musicale appartenessero, a confrontarsi con quel gioiello. “Quando sentii la versione di Hendrix – disse lo Zimmerman – mi resi conto che quella canzone era diventata sua, che da quel momento non avrei più potuto sentirla mia per quello che era e che nell’eseguirla avrei dovuto tenerne conto.“. E difatti tale non sarebbe mai più stata. Watchtower era divenuta di pubblico dominio ma partorita da Jimi Hendrix. E che, per una beffa del destino, la cantava in un modo che esso stesso avrebbe influenzato gli interpreti che si sarebbero cimentati con la “sua” canzone.

Ricordo perfettamente che un chitarrista stimato e amato, un mio amore da quando da ragazzino suonò con un mio idolo, mi spiegò che “suonare come Hendrix è difficile ma non impossibile, ma per “fare” Hendrix ci vuole anche la sua voce…e quella non ce l’ha nessuno!“. Chissà se Jimi abbia avuto il tempo di realizzarlo, per quel poco che il suo lampo vitale ha attraversato la nostra musica.

Con la Watchtower elettrica si sono confrontati tutti i chitarristi del mondo; è probabilmente il brano più eseguito da tutti quelli che vivono di musica. Ognuno con la sua visione dell’oggetto, ognuno con l’immagine del Mito ben presente davanti agli occhi. Alcuni sono riusciti a svincolarsene, almeno parzialmente…ma con una sola mano libera… altri non hanno potuto fare altro che mettersi in coda e rendergli omaggio. L’elenco di chi si è cimentato è infinito e improponibile solo sperare di completarlo; mettendo da parte gli emuli di Jimi, quelli che non sono mai riusciti a scrollarsi di dosso la sua ombra e ne hanno vissuto sotto, come Randy Hansen, Frank Marino, Uli Roth, provando a ricordare come Stevie Ray Vaughan preferisse cimentarsi con Voodoo Chile, ma che ne rese una versione assolutamente rigorosa, ricordiamo Neil Young, Stills, Harper, Healey, inutile andare avanti : tutti. E la chiudiamo qui. Una sola nota per un altro personaggio fragile, impalpabile, il povero e coraggioso Randy California, che la leggenda vuole aver fatto parte degli Experience per pochi minuti, quando Jimi cercava una seconda chitarra per sviluppare la sua musica. Sempre la leggenda vuole che Randy fosse troppo giovane per andare in tour e che la madre glielo impedì. Quell’incontro, però, segnò la vita del chitarrista, fragile e dalla personalità eterea, quasi impalpabile, come il suo modo di utilizzare lo strumento. Sicuramente Randy sarebbe stato l’alter ego perfetto per l’altrettanto delicato e cortese Jimi. La sua porta scorrevole lo portò a ricalcare, nella sua carriera con gli Spirit, le orme più marcate di Hendrix, fino a riproporre Wild Thing, Like a Rolling Stone, Little Wing e, appunto, Watchtower, che rappresentava una lunga cavalcata di venti, venticinque minuti nei suoi concerti, prima della esaltazione finale.

Ma a ben guardare, dopo tanto girare e dopo aver ascoltato mille strumenti e altrettante voci cantare, sognando, dei principi che osservano da lontano i cavalieri che ritornano verso l’osservatorio, l’unica, vera, indimenticabile versione, quella che nessuno potrà mai lontanamente sfiorare è quella registrata agli Olympic Studios di Londra, il 21 gennaio del 1968, dopo che un giornalista aveva regalato un nastro a Jimi con alcune canzoni di Dylan e che lui stesso aveva portato a Eddie Kramer , il suo ingegnere del suono, dicendo che non sarebbe uscito dallo studio senza darne una versione soddisfacente.

Sappiamo che fece molto di meglio.

All Along the Watchtower - testo originale

There must be some kind of way outta here
Said the joker to the thief
There’s too much confusion

I can’t get no relief
Business men, they drink my wine
Plowman dig my earth
None of them along the line
Know what any of it is worth
Hey, hey Hey

No reason to get excited
The thief he kindly spoke
There are many here among us
Who feel that life is but a joke
But you and I, we’ve been through that
And this is not our fate
So let us not talk falsely now
The hour’s getting late, hey

All along the watchtower
Princes kept the view
While all the women came and went
Barefoot servants, too
Outside in the distance
A wildcat did growl
Two riders were approaching
And the wind began to howl

Ci deve essere il modo per uscire da qui
Disse il giullare al ladro
C’è troppa confusione

Non riesco a trovare pace
Gli affaristi bevono il mio vino
I contadini lavorano la mia terra
Nessuno di loro fino al confine
Sa quanto valga tutto questo
Hey, hey Hey

Non c’è motivo per scaldarsi
Disse il ladro gentilmente
Ce ne sono molti tra noi qui
Che sentono che la vita sia uno scherzo
Ma io e te ci siamo passati
E non è questo il nostro destino
Così smettiamo di dire sciocchezze
Che si è fatto tardi, hey

Lungo la torre di guardia
I Principi osservavano l’orizzonte
Mentre le donne andavano e venivano
E anche i servitori scalzi
Fuori in lontananza
Un puma urlò
Due cavalieri si avvicinavano
Il vento iniziò a ululare.

8 Commenti

  • Tom ha detto:

    Due miti per costruire insieme una “prima inarrivabile Scalinata verso il Cielo”. Non male comunque anche la versione di Dave Matthews Band. Anche gli U2 ci “provarono”.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Ciao Tom, se vai su Youtube ne trovi a dozzine, con un po’ di pazienza… Vero, anche gli U2, ma non è una delle più riuscite, a mio parere.

  • aleR ha detto:

    Ciao, mi piace questo “sottile filo rosso ” che lega le canzoni. Pruriginoso anche l’inserimento dei video carpiti dal tubo . Hendrix innarrivabile ma Jeff Healey non sfigura. Un artista poliedrico, ha suonato anche jazz alla tromba mi pare, purtroppo sfortunato. Da riscoprire.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Beh…meno male che ti piace questo genere di approccio, Ale. Ho un po’ di idee… magari accetto suggerimenti. Potremmo mettere più link ma non so quanti potrebbero reggerli. Su Watchtower ce ne stavano a balle…ovviamente. Healey era bravo ma poco conosciuto se non nel periodo in cui lo promuovemmo abbastanza su VM. Grazie per l’apprezzamento.

      • aleR ha detto:

        Rimanendo in tema Healey, (e BOC !, ) c’è Roadhouse blues. Ci sono belli versioni di Frank Marino, e Status quo , forse uno dei pochi brani veramenti belli fatti dai Quo… Ma non mi permetterei mai di suggeririe al maestro Joda.. Poi perderei l’effetto sorpresa di leggere il post!

        • Giancarlo Trombetti ha detto:

          …Vero anche questo… 😉 lo spirito, in realtà sarebbe di unire due o più visioni diverse di uno stesso brano… Ho qualche idea ancora da sviluppare. Vedremo se piacerà.

  • mox ha detto:

    Grazie Giancarlo,
    ciò che sia tu che Beppe rilascciate in questa sede è fascinoso e importante.
    Parlare dei pilastri ritengo sia operazione sempre delicata e appannaggio di pochi eletti. Voi avete naturalmente tutte le carrte in regola per illuminare le masse sull’argomento.
    quindi ancora e solo GRAZIE.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Ciao Mox, non posso che ringraziarti anche a nome del mio antico compagno di merende Beppe. Si tratta più di mettere per iscritto una passione che ci portiamo dietro da sempre che di illuminare le masse… 🙂 Grazie davvero per le belle parole.

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