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ALBUM & CD

Non ti incazzare con me

Di 10 Novembre 20235 Commenti

Può un nuovo, atteso disco di studio degli Stones trasformarsi in un esercizio di snobismo per certa critica ? Pare di sì, a mio parere.

La concezione o la percezione delle cose della vita è sicuramente soggettiva. Così come è normale che le opinioni possano essere condivise è altrettanto comune che esse possano divergere. Un esempio ? Il concetto di blog, dove, per me, è normale allargare la visuale a storie personali, a opinioni che non necessariamente sono direttamente legate all’oggetto dello scrivere in quel momento, mentre magari, per altri, se tratti di cucina, GUAI a allargare la visuale oltre la pastasciutta o la torta di mele.

Per cui, prima di arrivare al nocciolo del trattare di oggi, mi piace ricordare come, a mio parere, nasce chi scrive di musica; o perlomeno come ho iniziato io e mi permetterei di dire che è sicuramente una esperienza speculare al 99,9% di chi lo fa ancora oggi sicuramente in questo paese lontano dal Centro della Musica.

Cosa può fare un ragazzo nato in provincia che ama la musica, che possiede un numero limitato di dischi, che il massimo che può ottenere come fonte è un paio di copie di giornali esteri la cui comprensione è talvolta limitata da un inglese scolastico alla fine degli anni settanta ? Scrivere una recensione del suo disco preferito. Altro non può fare. E cosa è, in quel preciso momento storico, una recensione ? E’ la sua parzialissima opinione sulla sua percezione di quel prodotto, di cui egli sa ben poco oltre le note di copertina.

Con gli anni, l’esperienza, la conoscenza, il confronto, la maturazione, i viaggi, le letture, il lavoro, il budget aumentato, le fonti sempre più facili da reperire lo stile, l’approccio, l’affrontare il giudizio, l’ironia, le esperienze di vita con le loro cicatrici l’opinione…la recensione… progressivamente muta, cambia. Intendo dire che il metodo con cui si affronta la macchina da scrivere, il computer oggi, diventa sempre più articolato, differente, forse migliore. Si spera.

A volte leggo le cose che ho scritto 43, 45 anni fa e non mi ritrovo. Non sono io. O almeno non sono l’io di oggi. E stupido e inutile sarebbe lo scorrere del tempo se fossi rimasto perfettamente cristallizzato in quelle parole, in quell’approccio. Credo sia così per molti, non per tutti. Molto, a mio parere, conta quello che la vita ti ha insegnato e dove il tuo lavoro ti ha portato.

Non per snobismo sciatto, ma per pratica quotidiana, ho imparato a suddividere diversamente chi ha fatto della musica degli altri un lavoro, un sostentamento, e chi, forse ben più fortunato, ha potuto continuare a vederla con gli occhi romantici di chi ne fruisce da fuori e non è stato costretto a confrontarsi con quello che sta dietro a un prodotto ed alla sua macchina di promozione.

Ricordo perfettamente che ci fu un tempo in cui il massimo dirigente di una importante casa discografica era un ex- venditore di saponi ed il suo approccio alla musica era esattamente quello di chi deve vendere una saponetta : entrambi erano un prodotto da vendere, un marketing da impostare.

In buona fede non saprei dire oggi se sia stata più fortunata la visione di questo mondo di chi lo affrontava con il cuore e gli occhi della sola passione o di chi, tornando a casa, sperava troppo spesso di dimenticare le cento telefonate, i piccoli e grandi ricatti, le necessità economiche della tua azienda che spesso cozzavano con il tuo gusto e con quello che avresti voluto dire al lettore/ascoltatore/telespettatore ma che sapevi che non avresti potuto fare fino in fondo, pena il rischio di vederti diminuito il budget aziendale nonostante il desiderio di offrirgli sempre e comunque un prodotto di vera qualità : dovevi mediare e la mediazione è faticosa. Dunque sceglievi di sentirti a posto con la tua coscienza di appassionato, mediando con le necessità di un marketing che spesso non coincideva con la qualità artistica.

A distanza di decenni ti capisci perfettamente, e i ragazzi che dovevi “gestire”, tutti un tempo duri e puri, non in grado di capire che i loro stipendi arrivavano dalle tue scelte, divenuti oggi padri di famiglia, costretti a fare i conti con bollette e mutui, quando ti incontravano anche dopo molti anni… ti chiedevano scusa dicendo adesso abbiamo capito. Tardi, ma hanno capito.

Cosa c’entra tutto questo con la voglia di scrivere due sciocchezze su un gruppo di anziani miliardari ? Perché al solito io sono condizionato dalla mia dicotomia, dalla mia divisione di cui sopra, dall’istinto che mi vanto di avere ancora estremamente lucido e funzionante che mi fa distinguere chi, pur da appassionato, sventola con il suo vessillo duro e puro (a giorni alterni) del suo miope snobismo da due soldi e spara sui social…sempre loro… giudizi dettati dalla necessità di distinguersi dalla massa, dal popolo bue.

Voglio ricordare un episodio. Una decina di anni fa scrissi un articolo dove riportavo, quasi letteralmente, quello che un personaggio fondamentale per la scena rock inglese di fine settanta mi aveva raccontato a pranzo su un certo genere musicale e sulla sua nascita. Ovviamente concordavo, ma ci tenevo a raccontare la mia esperienza anche per dare ulteriori elementi di riflessione al lettore.

Il giornale vantava, nei primi due numeri, una quantità di collaboratori … ed un giorno approfondiremo la differenza tra un collaboratore e un redattore, anche se mi pare di essere già passato da queste riflessioni… che chiesero al direttore di avere spazio “per confutare le cazzate che avevo scritto”. Pena le loro dimissioni. Le dettero in tre o quattro, credendo di avere fatto “il bel gesto” nei miei confronti, quando invece avrebbero dovuto guardarsi allo specchio e rivedere le loro opinioni imparate leggendo qualche giornaletto di cui condividevano la linea, dato che erano stimati bancari, dottori, ingegneri. Ma che non avevano mai incontrato né parlato con nessuno dei soggetti di cui intendevano difendere l’onore.

Che cosa è accaduto quindi all’uscita di Hackney Diamonds ?

Semplice : i fans, ma quelli contano poco o nulla in quanto appassionati e dunque tonti, si sono eccitati alle prime note di Angry.

Gli appassionati di rock si sono sorpresi per il suono e la voce di Jagger; altri hanno banalizzato.

I divulgatori musicali si sono divisi : alcuni hanno apprezzato, altri hanno massacrato il disco. Dove dunque il problema , ancora una volta ?

Che se ci si limitasse a dire : a me non piace, a me piace. Nulla quaestio, nessun problema. Le opinioni restano tali qualunque esse siano; le recensioni non hanno mai cambiato il corso della Storia, ne sa qualcosa Lester Bangs  che dei nostrali censori era un pochino più seguito.

Ma leggere disquisizioni sul perché non piace, ipotizzando l’utilizzo di Intelligenza Artificiale nelle registrazioni (…loro, che lì in studio, non c’erano di sicuro), con giudizi tipo “nel brano con Gaga, lei rovina ogni cosa cantando tutte le note sbagliate!” e leggere sotto i commenti di chi, stimabilissimo e lucido scrittore uno dei pochi che leggo sempre con interesse, commentare : “Mi compiaccio con te, sei l’unico con onestà intellettuale”… beh questo non è accettabile per un ex-addetto ai lavori. E’ snobismo intellettuale, puzza al naso, è il classico “mi si nota di più se ne parlo male o se ne parlo bene ?”, è cannibalismo da due soldi per chi, ipotizzo, magari si fa le seghe quotidianamente sui dischi di altri ottantenni solo perché meno noti ma teoricamente trend o facenti parte della personale cerchia di “amore incondizionato” e che magari reputa una, a mio personalissimo parere, interminabile rottura di coglioni come l’inascoltabile Sister Ray o Murder Must Foul… diciassette minuti di un testo che leggerei dieci volte di seguito ma che se trasformato in canzone mi fa venire il latte alle palle… due capolavori da tramandare alla progenie.

Perdonatemi, ma da chi sa scrivere… quelli che non sanno cosa dicono e non distinguono l’importanza e la differenza tra i Maiden e i Maneskin non contano, sono comici pronti solo a dare del boomer a chi li invita a sarchiare le patate… e ha cervello e doti per analizzare ed è un personaggio stimabile, mi aspetto solo un “non mi piace”, non un crogiolarsi nel prendere le distanze. Questa è essenza di puzza al naso.

Cosa dovrei dire adesso io, misero anzianotto appassionato degli Stones, un gruppo con cui, insieme ai Beatles sono stato svezzato – uno che quando ascoltò decenni dopo Love is Strong e poi Doom and Gloom disse che non sarebbe stato possibile che gli Stones avessero potuto ancora scrivere brani di quella qualità – di un disco che non sarà Sticky Fingers ma che ha più decoro e note e stile di qualsiasi troiaio il marketing… o la puzza al naso… vogliano insegnarci ?

Angry è un brano degli Stones classico, che potrebbe essere stato pubblicato vent’anni fa, perché Rolling Stones è un marchio, perché Jagger è il prototipo per eccellenza del cantante rock, perché 60 anni dopo è una icona da continuare a copiare e cui tendere… e perché Sweet Sound of Heaven è un pezzo che vale il disco da solo. E non mi frega un beneamato belino se questo mio parere non sarà condiviso. Gaga fa da contralto con una voce rara per una cantante pop (alla faccia di chi la paragona a una sfiatata Madonna) a un Jagger che pare avere 40 anni di meno. E’ un pezzo splendido, affascinante, molto bello : forse il migliore addio che avremmo meritato.

Alla gente che ascolta la radio o scarica musica liquida… i dischi li compriamo solo noi boomer… questi vecchi piacciono e le disquisizioni dei “divulgatori di se stessi” non interessano, loro malgrado. A noi interessa che a ottant’anni, dopo quintali di droghe, artrosi, una vita sparata al massimo, dieci mogli, galera e acciacchi della terza età siano ancora in grado di essere considerati il gruppo al mondo che ha scritto “solo” qualche centinaio di canzoni, di hit single, che tra cent’anni, quando noi scribacchini del cacchio non ci saremo più, ci sarà chi ascolterà saltando e ballando ai brani della “più grande rock and roll band al mondo”.

E gli amanti di Sister ray o di Sunday Morning se ne faranno una ragione tappandosi il naso. Hackney Diamonds è un disco da avere, ben prodotto, ben cantato…in modo sorprendente direi… con buone composizioni e almeno tre o quattro brani da tramandare, una sorta di ritorno solo psicologico ai quartieri di Londra cui il titolo fa riferimento. Agli Stones nessuno romperà più i vetri della macchina per rubargliela… gli hackney diamonds, i vetri rotti per terra... ma a noi nessuno ruberà più Il Dolce Suono del Paradiso.

PS : Possiamo dimenticare di citare Now and Then che è l’ultimo brano che Macca e Ringo ci hanno voluto lasciare come ricordo di un passato chiuso 53 anni or sono? Che dire ? Che sia una operazione commovente ? Che sciupa qualcosa dell’incredibile ci sia ancora dentro i nostri cuori ? No. E’ un recupero donato da quella arpia della Ono a McCartney e che la tecnologia ha reso possibile. Una canzone del Lennon post Beatles, del Lennon che doveva/voleva recuperare il rapporto a pezzi con Yoko in un periodo di droghe pesantissime, ci hanno raccontato; un demo dimenticato. Mi piace ? No. Lo archivio come “ultimo brano dei Beatles”? No, per me l’ultimo brano dei Beatles composto insieme dai quattro resta The End. Lo riascolterò ? Forse alla radio. Se mi sarebbe piaciuto ascoltare un disco dei Rolling Beatles con Macca al basso, Ringo alla batteria e gli altri tre Stones ? Lo avrei adorato.

5 Commenti

  • Giorgio ha detto:

    È un disco degli Stones .

  • Renzo Magnabosco ha detto:

    Essendo tra quelli che sono rimasti a fruire musica da esterno. A volte fan a prescindere (p.es. Zappa) e spesso curioso per le cose più oscure e “pallose”, non posso che condividere ogni singola parola. Ho spesso riconosciuto lo snobismo italico che ho visto molto raramente allestche ho molto frequentato per lavoro e diletto. Mi chiedevo, perché siamo così? Credo un misto di ignoranza e invidia. Più la seconda che altro. E l’ho vista in tutti i campi. Molto sul lavoro. Proprio roba nostra, italiana. Non so ancora perché così diffusa. Detto ciò, Hackney ha fatto per me quello che non mi aspettavo. Emozione. Occazzo! Senti un po’ che roba! Erano decenni che andavo a “Bel CD” e lo mettevo via senza un pensiero dimenticando titolo e copertina. Cosa che farò con Now and then. Dove colpisce più la tecnologia utilizzata dell’arte espressa. By the way…sono proprio contento per il successo dei Maneskin. Dal marciapiede alla notorietà mondiale. Dai, è una figata. Italiani poi!! E se lo dice anche Jagger mi sento in buona compagnia. Certo se fossimo nel 69 o nel 73 non li avrebbe notati nessuno. Ma siamo nel 2023, quando le novità più eclatanti sono il nuovo disco degli Stones e il nuovo singolo dei Beatles. 🤣🤣

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Vedi Renzo la cosa sgradevole di certe vicende è che accadono anche a quelli bravi (l’ho scritto in modo esplicito) che invece di reagire con ironia o con leggerezza, dato che gli rode il culo… finiscono con l’essere infantili.
      Peccato.
      🙂
      Sui maneskin ho altro parere.

  • Beppe Casini ha detto:

    Perfettamente d’accordo, è uno degli ultimi dischi degli Stones che ho ascoltato e riascoltato volentieri… Unica pecca, una copertina terribile, vorrei parlare con il grafico ☺️

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Chissà se la avranno vista o approvata oppure quanti secondi si saranno soffermati davanti alle prove di stampa… in effetti è davvero bruttina. 😄

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