
Rientro alla base dopo qualche mese di vacanza...nel vero senso del termine... che aveva combinato il Trumpets ?
Mi pare fosse il 1986 ma cito a memoria. Ian Gillan scelse di chiamare così una compilation dei suoi dischi da solo prima del rientro nei suoi Deep Purple : “Cosa ho fatto durante le vacanze”… Ironizzava, visibilmente. Non sempre la lontananza corrisponde a una vacanza…nel senso felice del termine che, in fondo, significa letteralmente “mancanza”. Ecco credo di dover dare due spiegazioni alla mia mancanza, che di vacanza non ha avuto proprio niente.
Diciamoci la verità : la maggior parte di voi potrà anche essersi domandato perché da dicembre scorso le mie riflessioni su questo blog erano del tutto assenti, anche se sono certo che ciò non vi abbia né turbato né modificato i ritmi di vita. Che poi sono quelli che erano cambiati a me… niente di rilevante da raccontare ma sono certo che ognuno di voi abbia affrontato un periodo di… cambiamento non cercato… delle proprie abitudini ed ognuno lo abbia affrontato in modo differente. L’apatia dovrebbe essere oggi in dissolvenza e il peso del blog sulle spalle del solo inseparabile socio Beppe, terminata. Non potete dire che non vi abbia lasciato in buona compagnia, però…

Resta solo da raccontare… cosa abbia fatto nelle mie vacanze… per prima cosa ho deciso di rendere più comoda la mia permanenza davanti alla zona caminetto; quello che alcuni di voi vedevano spuntare alle mie spalle nel corso di certe dirette video/radio. Un nuovo divano-letto è diventata la nuova comfort zone perché prossima alla televisione – come ben sapete una mia inscindibile necessità dovuta non solo a pregressi condizionamenti professionali ma anche all’accesso a Netflix e alle sue serie – posto di fronte al mio impianto stereo, a una quantità di cd che tengo sempre a portata di mano e direttamente scaldato dal caminetto che, come vi confermerà chiunque lo possieda…fa compagnia.
Certamente un giorno cercheremo di capire perché la atavica vicinanza al fuoco renda l’uomo più sicuro e meno solo ma forse ancor più logico affronteremo una seconda frase comune secondo la quale… “la Musica ha salvato la mia vita”.
Nel corso del mio non breve viaggio la musica ha scandito tutte le modifiche ed i cambiamenti che la hanno segnata. Ha rappresentato un lavoro, dunque una fonte di sostentamento, una passione, una necessità. In questo caso, questi mesi sono stati scanditi dalla necessità di ascoltarne quanta più possibile per una quantità di motivi che solo chi la ama E NON VE LA SVENTOLA SOTTO IL NASO COME UN TROFEO può comprendere. Uno dei miei scrittori più seguiti, Stephen King, ha più volte affrontato il problema della scrittura; sia dalla parte della tastiera che dalla parte della lettura. La stessa cosa potrebbe essere fatta con la musica, che oltre a coinvolgere ed appassionare, fa riflettere, pensare. Ha un effetto calmante e riflessivo e la sola scelta che spesso appare casuale è in realtà condizionata a livello subliminale dalle emozioni che si stanno vivendo in quel momento.

Voglio risparmiarvi certe scelte, ma dato che siamo qui per parlare ANCHE di musica, magari potrà essere liberatorio elencarvi le mie scorribande sul divano letto ad occhi chiusi ed orecchie ben aperte. Vi garantisco che gli indizi per ricostruire ci sono tutti anche se, come suggeriva la Agatha Christie, altra grande scrittrice, “se vuoi nascondere un oggetto, la cosa più semplice è metterlo in assoluta evidenza”.
Vi aspetterete di sentirvi dire che mi sia nascosto tra gli amati solchi di Zappa, dei Dead, di Jimi, degli Zep, dei Crimson o dei grandi classici, coccolato da suoni amici… e invece no. O almeno non necessariamente. Sono salito spesso in studio a recuperare vinili che non uscivano dalla teca da tempo e che pur non avendo dimenticato avevo lasciato…decantare. Avendo tempo a disposizione, non dimenticate voi che è appena trascorso l’inverno, e alternare le mezz’ore fuori prima dell’ora della loro cena con le mie tre bimbe… Diva, Ella e Lara… con ricerche di buone occasioni su Amazon era quasi un appuntamento inevitabile. E così, ho periodicamente fatto incetta di vecchi album, facendo grande attenzione anche e specialmente al budget.
E sono questi i consigli che mi permetto di girarvi, sperando che diventino utili per ri-scoprire molte cose che ritengo obbligatorie ben più dell’acquisto di nuovi ed INUTILI oggetti.
Non si tratta di snobismo, tutt’altro, ma della consapevolezza che quando il tempo che hai a disposizione è ogni giorno più compresso e limitato, andarsi a cercare i nuovi Maiden… mio Dio sono passati 46 anni da quando li ho visti la prima volta… o i nuovi Free, Rush, BOC diventi un mero esercizio di esposizione di chi vuole ad ogni costo apparire sempre… up-to-date… e magari non ha mai ascoltato Ethernity’s Breath o The Gumbo Variations o Pharaoh’s dance e non si è mai commosso ascoltando per la millesima volta Mr Bojangles.
Il tempo che ci è dato non è infinito, lo so che ve l’ho già detto, e se è troppo breve per bere vino cattivo, figurarsi per ascoltare musica già sentita. Ed io sono astemio. Dunque…
La musica su supporto viene venduta oramai solo a noi vecchi fessi ed a una manciata di giovani che non si arrendono. Corretto quindi che il marketing si rivolga esclusivamente a noi ma altrettanto corretto che stia a noi scivolare tra le sue pieghe e scegliere le cose migliori al prezzo più accessibile. Un esempio : i miei vinili di Over-nite Sensation e Apostrophe, Grand Wazoo risalgono alla loro uscita, ma i rispettivi box con quattro o cinque cd infarciti da inutili e superflui Blue ray (…alzi la mano chi li ascolta e come !) sono destinati solo a inguaribili appassionati come gli zappiani. Certo che me li sono comprati, ma sono ancora chiusi in attesa del giorno giusto. Così come mi prenderò a giorni il Cheaper than Cheep, ennesimo box che il figlio scemo di Frank continua periodicamente a pubblicare, pur non comprendendo perché non si scavi meglio nella sua vault e si recuperino concerti di tour che sembrano non siano esistiti. Quelli con Beefheart, 1975 ad esempio, oppure, per cambiare oggetto, le originali e complete registrazioni del Rock and Roll Animal che forse, come dice la leggenda, siano state fatte distruggere dall’amico fesso di Andy Warhol.
Però si può comprare Grande Musica, e lo scrivo con le maiuscole, a poca spesa. Magari perdendo un po’ in esteriorità e scegliendo box più pratici ma che vi permetteranno di portarvi a casa la prova tangibile che è esistito un tempo in cui non contava che cosa ti mettevi addosso su un palco o che faccia avevi, ma solamente la musica che producevi.
E andiamo a dare qualche indicazione più precisa. Un paio di collane che conoscerete e se non le conoscete sarà il caso che rimediate immediatamente, si chiamano “Original album classics” e “The studio albums”. In sostanza cofanetti semplicemente confezionati ma contenenti un minimo di quattro fino a dieci album a prezzi assolutamente accessibili. In questo periodo ho approfittato dei pochi risparmi per assicurarmi alcuni esemplari di dischi che giacciono al mio piano di sopra ma che adesso ho a portata di mano e spesso insieme ad altri mancanti. Andarsi a prendere i cinque cd della Mahavisnu Orchestra ed addentrarsi dentro alla musica prodotta dagli ex componenti dei gruppi di Miles Davis, destreggiarsi tra i dischi della Derek Trucks Band, un gruppo che deve essere meglio valutato e conosciuto, assicurarsi dieci dischi di studio dell’immenso Robin Trower per soli 50 eurini, o cinque album dei Mountain, cinque classici di Blood Sweat and Tears o Chicago o cento altri… significa portarsi a casa musica IMMENSA, musica che se davvero non avete mai affrontato seriamente, rischia di cambiarvi la fruizione di quello che oggi il mercato scadente vi propone.
Ascoltare con attenzione Fairport Convention e Sandy Denny vi fa riconciliare con anni che, vi auguro, non avete vissuto, così come avere il desiderio di prendervi Elegy, cofanetto delle registrazioni dei Colosseum tra il 1968 ed il 71, non solo vi permetterà di avere i primi cinque album ufficiali, incluso uno dei live più belli di sempre in assoluto, ma anche le due versioni della sconvolgente uscita di Valentyne Suite, quella originale inglese e quella statunitense chiamata The Grass is Greener… con l’aggiunta di una registrazione finale del 1971 dove un ascolto attento vi accompagnerà nella scoperta di cosa potessero fare sei ex componenti dei gruppi di Graham Bond e John Mayall : si tratta di musica senza tempo, di una bellezza sconvolgente.
E di una cosa in particolare : che la qualità delle composizioni era allora elevatissima e originale. Due elementi più inesistenti che rari di questi tempi.
Queste le mie immersioni tra le note che oggi sono purtroppo irriproducibili, quelle che mi hanno accompagnato … nelle mie vacanze… e voglio darvi un ultimo indizio : vi avevo parlato della mia sbandata per The Third Mind, gruppo recente da componenti anziani che suona musica che viene dal passato. Bene : è uscito Live Mind che cristallizza il suono del gruppo di Dave Alvin e Jesse Sykes. L’ho scelto a scatola chiusa, innamorato come sono dei primi due . Sono felice che i cd non si consumino. Pensateci. In mezzo ai classici che hanno già rivisitato compare una Dark Star che omaggia il Morto Riconoscente. Deve essere vostro. A presto.
PS: La annuale reunion fisica del duo Beppe/Gianca prevista per giugno, ci vedrà sicuramente riflettere su una aggiunta al nostro blog che sono sicuro che, se riusciremo a farlo nel modo corretto, sarà un passo avanti che divertirà sia noi che voi… non facile da fare ma ci proveremo… se Beppe sarà d’accordo. Bisogna pur farsi perdonare…
In primo luogo, ben tornato.
Confermando che la mia vita è proseguita in modo abbastanza lineare senza turbamenti, ammetto però che una certa “penna”, pardon “tastiera”, un po’ mi mancava.
Mi piacciono quelle foto di “Stanze di vita quotidiana” come diceva quel mio vicino di casa durante i miei studi bolognesi – confesso: sono stato tra coloro che al n. 43 di Via Paolo Fabbri una scampanellata gliel’ha data, ma non era in casa o non voleva rotture.
Una domanda la faccio: ma quando salendo le scale devi prendere …chessò…quell’immagine di Jim Morrison come ci arrivi?
C’è una scala nascosta?
Ciò detto, vedi che facevo bene ad aspettare e auspicare il tuo ritorno?
Senza di te non avrei mai scoperto che è uscito il live dei Third Mind; gruppo la cui scoperta la devo esclusivamente alle tue segnalazioni sul blog.
E’ partito immediatamente l’ascolto in rete e l’ordine al negoziante di fiducia perché:
1) la musica l’ascolto fisica;
2) la musica la acquisto solo nei negozi fisici.
Ben tornato
…immagine di Morrison ? Umm se ti riferisci al quadro in cima alle scale, è un quadro di un pittore amico, si tratta di Jerry Garcia. Per me secoli più gradevole di Morrison. Ho altre cose di fresco ascolto e vedrò di non attendere a rifletterci sopra. Grazie.
Bentornato Giancarlo. Io me lo sono chiesto eccome (e ho anche abbozzato delle risposte), del tuo silenzio. Poi torni all’improvviso e te ne esci con delle riflessioni che non possono non tentarmi (ad esclusione della Mahavishnu, che non mi è mai calata perché, tra le varie cose, non ho mai sopportato il chitarrismo di McLaughlin).
Ora mi tocca pure fare una totoscommessa sulla possibile aggiunta del blog? 🙂
Eh beh… il gusto di avere idee nuove sta anche nel far rimuginare chi ha la pazienza di frequentarci per immaginare di che si tratti. Al di là del tempo che dovrem(m)o dedicarci è anche una questione tecnica che Ruggero avrebbe risolto in un attimo… noi due siamo … molto più boomer.