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Ricordo Perfettamente

Rock and Roll AnimalS

C'è modo di sopravvivere alla dilagante critica musicale quotidiana sui social ? Esiste vita oltre Lou Reed ? Proviamo a capirlo.

Io inizio a preoccuparmi per me stesso. Ve l’ho già detto : invecchio e divento sempre più scorbutico, insofferente. Forse è solo colpa mia che frequento troppo i social o do loro troppa importanza…Beppe è esente da questo vizio, buon per lui…ma onestamente i motivi di fastidio aumentano di giorno in giorno, mi circondano, mi aggrediscono e mi conducono a un sano giramento di corbelli che finisce con lo sfociare in polemiche sterili che non portano da nessuna parte, me ne rendo conto, ma che almeno mi servono da valvola di sfogo.

Da dove iniziare ? Beh, chi di voi frequenta certi social sa che alcuni giorni or sono si è “festeggiato” la ricorrenza del 55ennale dell’esordio dei Velvet Underground. Il web è stato invaso da migliaia di recensioni, di racconti, di giudizi e analisi raccolti chissà dove e chissà come, dato che l’80 per cento di chi ha pubblicato lunghi, adoranti opinioni era nato almeno venti o trent’anni dopo. D’accordo : non è necessario avere settant’anni per scrivere dei Velvet, però aiuterebbe. Una delle frasi ricorrenti, anzi, direi obbligatoria, veniva attribuita a una mezza dozzina di musicisti diversi, con una prevalenza per Brian Eno, giusto per puntualizzare sulla certezza delle fonti. La frase diceva, grosso modo : “Il primo disco dei VU vendette solo diecimila copie, ma chiunque lo abbia comprato ha poi deciso di mettere in piedi un gruppo!”. Ora, dato per scontato che la frase che vorrebbe essere un tributo potrebbe essere interpretata al contrario… maledetta formazione giuridica che mi perseguita!… e letta dunque come : “…visto che il primo disco dei VU era così semplicemente suonato e composto, molti vennero spinti a formare un gruppo!”, tengo a specificare che non voglio polemizzare qui nel merito perché vorrei scrivere una cosa dedicata ai Grandi Esordi, veri e presunti, ovviamente selezionati secondo il mio metro di giudizio supportato solo da quello che ne è derivato, mentre vorrei invece riuscire ad andare oltre ed addentrarmi in tutto quello che questo omaggio del web al disco della Banana si è portato dietro come (il)logica conseguenza.

Dobbiamo partire da una considerazione di base : tutti quelli che hanno innalzato peana al primo Velvet, hanno mostrato di avere un gusto viscerale per il punk, proto-punk (come lo chiamano), art rock, avanguardia ed elenco di etichette a piacere. In ogni caso gusti non solo decisamente lontani bensì assolutamente avversi all’ heavy rock e all’ hard.

Beh dove sta il problema inizierete a chiedervi ? Semplice. In un elenco che ognuno degli scrivani snocciolava a seguire e che pareva essere necessario esporre in seguito alle delizie verbali digitate, tra le dozzine di album elencati, come una mosca bianca, sbucava il Rock and Roll Animal di Lou Reed, spesso, se non sempre indicato come “uno dei dieci o cento dischi da portare sulla solita isola deserta”…come se su un’isola deserta ci fosse possibilità di avere luce elettrica e godere di un buon impianto stereo… Ecco : è lì che la mia logica, il rispetto del gusto per la medesima, per il piacere di dare un senso a queste operazioni onanistiche basate sulla imposizione del proprio piacere, si sentivano torturate e offese.

Ma come ? Mi indichi QUEL disco solo perché di Reed e non altri cento altrettanto meritevoli di menzione sul medesimo stile musicale ? Mi esalti le chitarre ed eviti accuratamente di tentare di sondarne la provenienza artistica e scansi come appestati altri gruppi che meritavano di apparire nei medesimi sproloqui ? Sbavi e sbrodoli sui solchi di Animal e non spieghi come e perché quello spettacolare gruppo venne messo insieme e distrutto da uno sconfinato ego che poi era il medesimo che aveva devastato proprio uno dei gruppi preferiti della tua vita, i tuoi adorati Velvet ? Così, dopo dieci, cento, troppe altre illogiche e insensate masturbazioni sulla intro di Sweet Jane la mia pazienza è esplosa : ok, adesso andiamo a ricostruire, o almeno a provarci, la storia di quell’eccellente album, basandoci su qualche fatto reale.

Perché questa supponenza da parte mia, visto che non credo esista qualcuno che sia riuscito a farsi spiegare direttamente da Lou Reed il perché della sua tendenza autodistruttiva nel merito dato che il cantante ha sempre accuratamente evitato di approfondirne le motivazioni ? Forse perché ho avuto la possibilità di provare a capire il possibile direttamente con l’uomo che quel disco lo ha suonato ma soprattutto arrangiato : Steve Hunter.

La storia forse ve l’avevo già accennata, ma mi ripeterò, avrete pazienza. Nei primi mesi del mio arrivo in una tv musicale che non esiste più e dove avevo la responsabilità del palinsesto e della produzione artistica di eventi, approfittai della partnership che quella rete aveva deciso di dare, con una logica relativa, ad un evento che si sarebbe tenuto a Londra all’Odeon. Promoter tal Miles Copeland, fratello del più noto Stewart, batterista nei Police. Miles aveva da poco messo in piedi una etichetta , la IRS No Speak, che avrebbe dovuto rappresentare l’accesso alla musica strumentale, meglio se basata sulla chitarra, al rock dei fine anni ’80. Forse la proprietà della rete italiana, che aveva interessi a Londra con un canale pan-europeo di proprietà di Richard Branson e per cui fui felice collaboratore in loco per qualche anno, poteva trarre utilità a mostrarne nei confronti di quella sorta di serata inaugurale. Un tour seguì a quel concerto, insieme a un disco doppio e un video; l’etichetta durò soli tre anni con una ventina di album prodotti.

Quella proprietà italiana non trovava chi avesse voluto seguire quella produzione-non-produzione dato che tutto era praticamente già organizzato; mancavano i contributi e le interviste. Io mi fiondai. Vi faccio i nomi dei solisti partecipanti : Steve Howe, Leslie West, Randi California, Robbie Krieger, Pete Haycock, Andy Powell e Ted Turner, Alvin Lee e…Steve Hunter. Voi cosa avreste fatto al posto mio ? Ricordo una distribuzione di magliette come se piovessero ma indossate da pochi dei partecipanti e quasi tutti fuori dal palco, una pacata confusione nel retropalco, nessun conflitto di ego dato che tutto era già stato ampiamente preparato ma anche perché nessuno dei presenti aveva da dimostrare niente, visto che alla Storia c’era già stato iscritto.

Un autobus serviva per le chiacchierate e mi ricordo che frenai a lungo la mia morbosa curiosità nei confronti di due terzi dei presenti; chi non avrebbe voluto farsi raccontare la vera storia su Hendrix da California, oppure raccogliere le memorie di Woodstock da Lee e West…oppure carpire le vicende della band del Rock and Roll Animal ? Ma i miei freni inibitori dell’epoca erano debolucci; forse oggi avrei un minimo di distacco, di fatale conoscenza che certe domande a certi soggetti sono state fatte migliaia di volte, ma all’epoca non resistetti più di tanto. Visto che non mi ero portato nulla da firmare dietro…che peccato!… alla prima occasione in cui vedevo uno dei miti della mia gioventù rilassato e disponibile, mi tuffavo a buttar giù un paio di tenere domandine per il solo gusto personale… così, come se fossimo al bar di un pub locale. Non ero lì per poi scriverne e mi sentivo molto più tranquillo.

Ne beccai diversi e di tutti ho belle memorie, di sorrisi, di eccitazione per una avventura che sembrava davvero esaltante – chi aveva mai visto così tanti eroi della chitarra sul medesimo palco a condividere gli applausi ? – di simpatiche richieste, come se io fossi stato un responsabile del catering o della produzione televisiva. Ma sinceramente la vera curiosità morbosa era nei confronti di Steve Hunter. Degli altri potevi trovare molto…ricordate che il web era da venire… ma della fine dell’Animale del Rock and Roll poco o nulla. Quel disco della Academy di New York era per me una summa di come l’hard rock poteva entrare e esaltare certe composizioni, era una inarrestabile cascata di note di chitarre che mi aveva travolto fin dal primo ascolto, un disco che avevo amato e che avevo ascoltato nei dettagli, in cuffia, per centinaia di volte. Il mio approccio fu essenziale, ricordo perfettamente che ai tempi mi ero persino comprato un bootleg della TAKRL nella speranza di trovare altro materiale al di là delle cinque esecuzioni dell’originale e l’entusiasmo era tale che non avevo neppure dato peso al profetico titolo del disco illegale : “Whatever happened to Dick and Steve?”. Perché lì dentro, dei due, non v’era traccia.

Chiesi ad Hunter, che sfoggiava un notevole paio di baffi sotto dei pesanti occhiali, se si fosse mai posto la domanda che mezzo mondo si era chiesto : che fine avevano fatto quei due ? Hunter la prese molto alla larga; mi spiegò nei dettagli tutti i precedenti, di come la RCA avesse una stima commerciale inesistente di Reed, che aveva una fama di…sciattone…non ricordo esattamente il termine utilizzato ma ricordo che chiesi più volte il reale significato…in studio : poco attento agli strumentisti, alle tecniche di registrazione, agli arrangiamenti che prediligeva scarni, meglio se improvvisati, perfetti anche se approssimativi. Le precedenti etichette erano abbondantemente in rosso con le uscite dei Velvet, che lui, ricorda la storia, aveva abbandonato bruscamente dopo aver fatto fuori tutti gli elementi che avrebbero potuto offuscarne la figura.

La prima uscita per la RCA era stata un disastro commerciale e l’etichetta non poteva permettersi di supportare un artista che fino a quel momento aveva venduto noccioline. Per Transformer erano stati David Bowie e soprattutto Mick Ronson a “gestire” registrazioni e arrangiamenti ma le cose erano migliorate di un nulla. Per Berlin, spiegò Steve, vennero chiamati lui e Bob Ezrin a curare ogni dettaglio di un disco che avrebbe rappresentato l’ultima cartuccia utile per un artista che fino a quel momento non aveva fatto altro che riproporre, maluccio, quanto già composto per i VU nei suoi dischi solisti.

E a dare un occhio ai musicisti che suonarono in quel disco, ci si sorprende che Reed avesse accettato di averli a fianco; date un occhio all’elenco e capirete… Hunter, che aveva già coinvolto Dick Wagner, si era occupato degli arrangiamenti, della gestione dei turnisti, dei rapporti con il produttore che aveva pure suonato sul disco, dei mille tentativi di far cantare intonato Reed. Una sorta di factotum ben pagato. Così mi venne descritta la registrazione di Berlin, evitando anche con solo qualche nota a margine di far cenno agli attacchi depressivi di Ezrin causati, pare, dall’atmosfera tetra e decadente dei testi dell’intera storia dei due personaggi di Berlin che proprio lui aveva invitato Reed a comporre.

Finite le registrazioni Reed, immediatamente dopo, se ne andò in un tour nei club per promuovere il disco, ma in parte per sua scelta, in parte per la non volontà di investire denaro in un disco che era stato un disastro commerciale, il gruppo che lo accompagnava era … scadente e inaccettabile : era il 1973 e non si poteva più suonare in modo approssimativo come nel 67. Fu Hunter, che credeva in nuovi arrangiamenti che fece pressioni su Ezrin che fece pressioni sulla RCA per avere un nuovo gruppo con nuovi suoni. Trovate le classiche due lire, Hunter mise insieme la Rock and Roll Animal Band che suonò in pochissimi concerti i brani dei Velvet e di Berlin completamente riarrangiati in chiave hard rock, dove le chitarre tracimavano dal palco e aggredivano gli spettatori. La RCA ne fu così entusiasta che decise immediatamente di pubblicare un live, per recuperare le perdite e sperare di rilanciare Berlin. Ma quello che accadde fu solo di ricorrere a una seconda puntata (l’originale avrebbe dovuto essere un doppio ma non c’era una lira da sprecare) l’anno successivo.

Hunter spiegò con una quantità di dettagli tutte le prove per riadattare le versioni dei classici e quelle di Berlin, si profuse in spiegazioni di come lui e Wagner si erano dedicati in pochissimo tempo a riscrivere le canzoni rispettandone solo le parti essenziali. Ricordo anche che spiegò che certe partiture particolarmente “rock” erano state tenute in equilibrio con i limiti dell’estensione vocale dell’autore. Tutto questo lavoro …per poi scoprire che Reed, schiavo dei suoi vizi, aveva sviluppato un rifiuto assoluto per gli apprezzamenti rivolti alla sua band e alle interpretazioni che venivano date delle sue canzoni, al punto che aveva colto il primo tentennamento della RCA per rinnovare i contratti ai musicisti per abbandonarli e tornare a un gruppo dal suono a lui più consono. Hunter –  che pareva essere il responsabile finale di questo crimine, secondo Reed, ma forse soprattutto Wagner e non se ne comprende il perché – semplicemente ne prese atto e vide smontare uno dei gruppi live più coesi e affiatati dell’epoca. Un gruppo che avrebbe potuto fare molto di più e che invece venne volutamente smembrato mentre il responsabile, Reed, scocciato dell’atteggiamento della sua etichetta nei confronti del disco, scelse una selezione limitata a quattro brani dei VU su cinque, per un disco dal vivo che avrebbe dovuto promuovere Berlin… aggiungiamo solo che a parziale recupero del progetto, le edizioni successive su CD aggiunsero due brani da Berlin e il successivo Live del 75 finì con il coprire quasi tutta la scaletta.

Ricordo che alla mia richiesta di capire se esistessero altre registrazioni di quei pochi concerti, Hunter mi rispose : ci sono le registrazioni live di Welcome to My Nightmare di Alice Cooper… dato che quel gruppo finì con l’accompagnare l’amico di Zappa in una delle incarnazioni, forse la migliore, della sua band.

La breve chiacchierata finiva lì, ma la vicenda non finisce qui.

Prima di darvi il seguito, ricordo solo che Reed, nel 2006, saturò la ferita con Hunter richiamandolo ed affidandogli tutti gli arrangiamenti, fiati inclusi, per far rivivere l’intera vicenda di Berlin per cinque serate in un Club di New York; Hunter fece il suo ottimo lavoro ma ascoltando il disco, Berlin Live at St Ann’s Warehouse, la voce di Reed era già oltre i minimi storici.

Qualche anno dopo, quando il web non aveva ancora il micidiale Google a trovare tutto per noi, ricordo che scoprii una lunghissima e interessante intervista a Dick Wagner. Ricordo anche che la salvai nella memoria di un pc che mi abbandonò improvvisamente ma non sono mai più stato in grado di ritrovarla in rete. Forse qualche lettore curioso potrà avere la fortuna e la pazienza di farlo anche per me. In quella intervista il Wagner, oltre a raccontare tutte le vicende dei suoi gruppi precedenti, Frost e Ursa Major. Si lasciava andare in modo quasi violento, risentito e profondamente incazzato nei confronti di Reed, colpevole di aver distrutto una delle migliori band al mondo, parole sue, per la sua stupida gelosia, per la sua attitudine distruttiva, per la necessità di dover condividere uno straccio di applauso con qualcuno, per le sue isterie sessuali. Wagner, vado a memoria, raccontava di come lui e Hunter, amici da lungo tempo, avevano ascoltato a lungo i brani dei Velvet trovando il modo di inserire la forza delle chitarre nei “dling dlang” che interrompevano il cantato (questo lo ricordo in modo quasi letterale!), ricordo che avevano diviso gli interventi e separato i canali dei loro strumenti sullo stereo, di come il pubblico andasse in visibilio durante le parti strumentali, ma sopra ogni cosa ricordo l’acredine con cui descriveva il licenziamento (utilizzava esattamente questo termine) dell’intero gruppo eccezion fatta per il bassista, Prakash John un signor musicista con una carriera notevole alle spalle. Anche alcuni termini molto…pratici… comparivano nel corso della spiegazione.

Una intervista che solo per i contenuti immediati e poco inclini alle circonlocuzioni può spiegare la sua sparizione dal web : forse gli eredi di Reed, morto Wagner nel 2014 ne chiesero la rimozione ? Possibile che non ne esista più traccia ? So solo che spesso ripenso alla memoria di quel pc in un cassetto e vorrei recuperarlo solo per rileggere quelle righe.

Dove tutto questo va a parare ? E’ questo il motivo del mio personale risentimento ? Sì. Perché mi da profondo fastidio sentire esaltare, giustamente, una produzione hard rock e poi denigrare, massacrare, offendere tutto il resto perché musica priva di sbocco e infantile, salvando il solo Rock and Roll Animal… a proposito : Hunter sostenne che il titolo venne scelto da lui e dalla RCA… solo perché sono presenti Reed e i brani dei Velvet, ma che con i Velvet non hanno davvero più nulla a che fare.

Non si tratta di una difesa a spada tratta della cara vecchia logica, ma anche di un fastidio, oramai divenuto fisico, nei confronti di quella marea di carneadi che ritiene necessario propinarci tramite social il personale parere di tutti i dischi che si sono comprati. Perché la nuova frontiera della “critica da social” vive delle quotidiane ricorrenze e chi voglia semplicemente pubblicare due cazzate o sorridere con amici lontani è praticamente costretto a leggere paginate… già : i post non vanno più di moda, è necessario scrivere almeno due cartelle per volta... di recensioni con orrori cronologici o banalità estratte da Wikipedia, una delle fonti meno credibili dell’Universo digitale. Ma in questo modo le centinaia di improvvisati esperti possono giocare a chi l’ha più lungo con chi, davvero, non ha più voglia di mettersi a scrivere neppure un commento.

Io mi permetterei di suggerire a tutti costoro, invece di insozzare i nostri passatempo, di farsi un blog personale, proprio come abbiamo fatto noi, così li potranno leggere solo quelli che hanno voglia di farlo. Così gli elenchi per le isole deserte, i dischi migliori di questo o quell’anno, la recensione dell’ultimo cd, il recupero di album storici, le analisi dettagliate di come Tizio o Caio lavorassero in studio 50 anni fa saranno disponibili solo per i seguaci.

Ma il guaio è proprio questo : ce ne sarebbero ? Non saprei. Certo le mie gonadi ne trarrebbero vantaggio.

23 Commenti

  • Ivan ha detto:

    Bello il tuo articolo perché fa luce su quelli che secondo me sono gli aspetti irrisolti della musica e di certi dischi di Lou Reed. Io sono sempre stato dell’idea che i suoi dischi realmente riusciti dal punto di vista sonoro, dove c’è appunto una ricerca sul suono sono “Rock n Roll Animal”, “Metal Machine Music”, “Street Hassle” e “The Song of Drella”. È naturalmente solo un mio parere, ma molti altri suoi dischi sono sicuramente forti e intensi dal punto di vista testuale ma carenti dal punto di vista sonoro…

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      …Metal Machine Music ? Abbiamo idee divergenti su quel disco, Ivan… 🙂

      • Ivan ha detto:

        Si tratta senza dubbio di un disco estremo, un esperimento sonoro che può essere giudicato o con una sonora bocciatura o esaltato per il coraggio di osare (e anche sbagliare). Io trovo che abbia avuto una certa influenza sulla musica Industrial e Noise.

        • Giancarlo Trombetti ha detto:

          Beh… quel disco lo vissi “in diretta” . Se quanto è stato detto dal Reed negli anni è vero ammesso che abbia avuto influenze, è stato per puro caso. Quattro facciate di feedback per chiudere un contratto senza avere debiti da lasciare alla Rca. Comunque a ognuno il suo… se devo gettarmi sull’elettronica mi ascolto Terry Riley o Eno/Fripp. 🙂

  • morena ha detto:

    Grazie che parlate di lou reed. Il migliore. Ciao vi abbraccio.

  • ROBERTO ha detto:

    Ricordo perfettamente il concerto di Roma (allora Palaeur), credo nel 1974? dove purtroppo al mio entusiasmo di poter ascoltare live Lou Reed del periodo Rock & Roll Animal con il fantastico Steve Hunter alla chitarra, rimasi tra gli ultimi ad abbandonare il parterre del palaeur durante il lancio di molotov, che impedi’ lo svolgimento del concerto con biglietto pagato lire 1500 che nessuno mi rimborso’. Mi resta solo un grande rimpianto.
    Roberto 1955

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Roberto…io feci la medesima fine a Milano, dove urlavano nazista al Reed e gli tiravano i cubetti di porfido raccolti fuori del palazzetto…ma temo che Steve non ci fosse già più. I concerti di quella band sono stati pochissimi e tutti negli States, andando a memoria.

  • Tim Tirelli ha detto:

    “Una delle migliori band del mondo” …ecco appunto! Come te Giancarlo non riesco a capacitarmi della cosa, è un cruccio che mi porto dietro da decenni, e il lavoro poi fatto con Alice Cooper non mi è di sollievo. Quello che Steve Hunter e Dick Wagner (insieme agli altri ragazzi del gruppo) fecero in quel disco (e in LIVE del 1975) fu una delle rappresentazioni della musica Rock più riuscite, e a livello chitarristico forse lo zenit della musica che tanto amiamo (nel mio caso amavamo). Un qualcosa di cosmico, di universale. E Lou Reed si dimostrò davvero meschino e stupido, una prima donna isterica, gelosa e snob, privando se stesso della miglior gruppo di tutti i tempi (va beh, è una boutade…uno dei migliori gruppi di tutti tempi) e privando noi stessi appassionati di chissà quali altre meraviglie.

    Quando ascolto Rock And Roll Animal provo enorme piacere e al contempo enorme fastidio. Ad ogni modo…che cazzo di disco! Hunter e Wagner dei dell’olimpo.

    Tim

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Amico mio… è il dubbio che ci attanaglia dal 1974… devo dire che essere riuscito a ricostruire il crimine non mi ha dato pace. Credo che nella vicenda abbiano avuto un peso non solo lo smisurato ego del Reed ma anche certe ruggini personali con Wagner, uno che non credo le mandasse a dire… pazienza. È doloroso pensare che probabilmente non esistono registrazioni alternative in casa Rca, perché dopo la morte del soggetto sono certo che le avrebbero tirate fuori…

  • MAXIMO ha detto:

    Ciao Giancarlo,
    nel passato, in particolare nei primi anni 80, ricordo che alcune riviste musicali di m…., vedi Mucchio Selvaggio, Rockstar, ecc. tentavano invano di orientare ascolti e tendenze. L’ approccio era serioso, presupponente, arrogante, col senno del poi perdente, in quanto molti miti straesaltati da questi messia della critica sono caduti nell’oblio, altri letteralmente smerdati all’epoca (vedi per es Black Sabbath) sono diventati leggenda. Se avessi dato retta ai commenti di lor signori mi sarei perso tantissima buona musica. Sono stupito però che ancora oggi nel 2022 ci sia qualcuno che possa sentirsi condizionato sui suoi orientamenti culturali. Penso che l’ emozione che ti trasmette un dipinto di Giotto o un album dei Blue Oyster Cult segue un percorso intimo non influenzabile dall’ esterno, almeno se sai quello che ti piace..
    Se Ondarock dice che i Boc sono una band mediocre e preferisce i Low, me ne farò una ragione.
    Le classifiche di album da Isola Deserta, sono un atto di presunzione per chi le redige è una noia per chi le legge.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Quanto fatto dalle riviste musicali in ere lontane è stato di condizionare un pubblico che non poteva, per cultura e lontananza, vivere una musica che purtroppo non gli apparteneva come radici. Forse si è trattato di involontarietà, forse di presunzione, forse di saccenza favorita dalla impossibilità di attingere a vere fonti. La verità, a mio parere, è che tutto questo abbia finito con l’orientare l’appassionato, spingendolo ad ascoltare (e comprare) musica di artisti che , se avessero cantato in italiano, sarebbero stati del tutto ignorati. Oggi siamo messi meglio ? A mio parere, no.

  • Marco ha detto:

    Ricordo perfettamente la tua recensione su shock relics, la mitica rubrica su Metal Shock. Poi l’inseguimento per anni del disco che potei finalmente avere quando lo ristamparono in cd. E scusate lo sfogo nostalgico.

  • Baccio ha detto:

    Giancarlo,
    è ovvio che una “isola deserta” degna di questo nome deve avere assolutamente prese elettriche filtrate per Hi Fi ed un impianto Mc Intosh da paura su cui suonare RnR Animal a tutto bordone !
    Coppia Hunter / Wagner assolutamente micidiale per qualunque amante (come noi) dell’Hard Rock, tanti in seguito hanno cercato di seguirne le orme, ma loro rimangono inarrivabili : i dischi live con Lou Reed ed Alice Cooper stanno lì a dimostrarlo.
    Grazie per il bel articolo su questi nostri eroi; se fossi Sindaco di Pisa un Viale Hunter sarebbe garantito anche se egli è ancora (fortunatamente) tra noi!

  • meo ha detto:

    mi ricordo che comprai rock n roll animal e live praticamente insieme . fu uno shock . complimenti grande articolo . poi vidi lou reed ritornare a milano all’arena anni dopo il famoso concerto negli anni 70 .

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      …il concerto del 1974 dove gli autonomi gli tirarono cubetti di porfido urlandogli nazista, a lui che era ebreo ? C’ero. Anche quel periodo ha contribuito a un isolamento musicale e culturale che abbiamo pagato pesantemente perdendo per un decennio la musica rock che contava… grosso modo fino ai due concerti della Smith a Firenze e Bologna e al tour del decennale di Woodstock.

      • meo ha detto:

        esatto . il ritorno all’arena con pienone , a testimonianza della fame di rock , certifico’ ai musicisti che l italia era tornata praticabile , giugno 1980 mi pare . smith e marley li persi purtroppo , per rimanere in tema di grossi eventi . tra parentesi , pur non essendo un superfan , rimasi comunque a bocca aperta vedendo springsteen a san siro e the cure al palatrussarti piu tardi . ma questa è altra storia . perdemmo anni di musica vera purtroppo . che bei ricordi giancarlo . grazie !

  • Roberto Del Soldato ha detto:

    Concordo su tutto, mi confermi un dubbio che ho sempre avuto essendo
    il bellissimo r’n’r animal un disco troppo diverso dal resto della sua produzione. Comunque, se hai ancora il PC smontare l’hard disk e recuperarne i dati è fattibile e semplice

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Lo so Roberto…ma di cadaveri di PC in casa ne ho già tre…dovrei portarli da qualcuno che con pazienza recuperasse tutti i dati contenuti… tra cui quel sito con quella intervista. Prima o poi… 🙂

  • Chiara ha detto:

    👏👏👏

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