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Hard & Heavy

PG Brunelli il fotografo del rock.

Un vecchio amico sfodera un libro che si preannuncia bellissimo : Sabbath, The Dio Years

Ricordate quando vi ho raccontato brandelli di ricordi della mia estate a Londra nel 1980 ? Beh, lì c’era citato Piergiorgio, un amico che conobbi quell’anno e con cui me ne andai in giro in quel periodo. Accadde lo stesso anche l’anno successivo. Poi, quando le esperienze si imprimono nella memoria e ti segnano al punto che ricordi ogni singolo episodio, le persone coinvolte restano comunque a far parte della tua vita; anche se la frequentazione non è necessariamente inclusa. Il legame resta per sempre. Quando scelsi, un paio di vite fa, di fare di una passione un lavoro, anche Piergiorgio aveva fatto, parallelamente, la medesima scelta. Me lo ritrovai a cedere le sue fotografie a un nostro concorrente e, forte dell’amicizia, ricordo che gli chiesi di passare…dalla nostra parte. Ricordo anche che lui mi rispose che, sì, gli sarebbe piaciuto, ma per correttezza decideva di restare sull’altra sponda. Perché Piergiorgio Brunelli è un fotografo ed è una persona corretta, oltre ad essere un amico.

Vive a Londra, da molti anni, dove si è trasferito da Bologna, e dove adesso ha famiglia e lavora stabilmente come fotografo “rock”. Nella mia memoria restano le sue borse buttate ai miei piedi mentre si tuffava nel pit a scattare insieme all’altro mio socio dell’epoca, Luca Silvestri. Entrambi riportavano a casa sempre ottimi scatti. Ho una foto, insieme a lui, entrambi riconoscibili ma di spalle, mentre ci fermiamo davanti a un banchetto a Portobello, cercando chissà cosa da acquistare. Dopo quelle estati, scoprii che il suo lungo nome italiano era stato, con una praticità tutta anglosassone, ridotto a PG…ma come era successo che il va e vieni da Londra si era tramutato in un vai e resta ?

Tutta colpa degli Iron Maiden – spiega PG – mi dettero la scusa di fare le valigie dall’Italia ed andare a trovar fortuna dove c’erano le bands che mi interessavano. Anche se ero un estraneo, non ero inglese, ero seconda scelta dopo Halfin, Mottram e che ne so…George Chin. Ho perseverato e mi sono creato il mio spazio. La famiglia è arrivata a ruota. Poi il salto a Los Angeles te lo spiego un’altra volta… “.

Quindi hai scelto di fare della fotografia la tua professione di vita, parlami della differenza del farlo in Inghilterra e in Italia… conosco bene la differenza tra essere un professionista della musica in un paese anglosassone ed essere una caramella da ciucciare in Italia prima di sputarla, ma vorrei che lo raccontassi tu.

Inizialmente il mio scopo era di fare le foto dei gruppi che mi piacevano e proiettarne le diapo in camera mia quando venivano gli amici. C’era su il disco dei Kiss? Ecco la foto di Gene Simmons sul muro! Quello è stato il primo stimolo. In Inghilterra c’erano le opportunità, in Italia molto meno. In UK una situazione tira l’altra, lavori per Ronnie e Tony Iommi ti dice vieni in tour?  Vai al party di Madonna incontri un’amica della Universal che ti chiede se vuoi fare foto a Chris Cornell quando viene in tour, sei amico di Dave Colwell che anche se è poco famoso ti tira dentro a fare la photosession ufficiale con i Bad Co. dove suona la ritmica affianco a Mick Ralphs. Diventi amico di Dee Snider fai la photosession coi Desperado. Mi sono infilato dentro a MTV Europa grazie a Metal Hammer UK. Prendi al volo quello che ti viene offerto e l’offerta oltre confine è sempre stata cento volte più vasta. In Italia dove potevi andare a parare, se com’ero io in quei tempi, poco scafato e timido? Cominciare da zero in Italia sarebbe stato traccheggiare lentamente; in Inghilterra ho corso, ho fatto cose che manco mi sarei immaginato con Van Halen, Aerosmith, Metallica e centinaia di altri gruppi…”.

Piergiorgio ha assorbito la signorilità distaccata del londinese… per cui aggiungerò io che farsi pagare in Italia per il proprio lavoro, quando ancora non sei un fotografo o un collaboratore affermato, è impresa titanica. E fin troppo spesso lo è pure quando affermato lo sei già. Voglio sottolineare una volta per tutte che la serietà professionale anglosassone è una cosa che noi non impareremo MAI. Una situazione ridicola, per cui tu paghi l’idraulico, ma non paghi il fotografo o il collaboratore; ci si fa forti del fatto che per chi scrive o chi cede le sue fotografie, vedere il proprio nome stampato su un pezzo di carta sia motivo di orgoglio, un qualcosa che ti fa credere di essere qualcuno. E quello ti basti. Mentre l’uomo vale il prezzo che lo paghi. Ma quali saranno gli scatti che hanno dato maggiore soddisfazione al nostro PG ?

Ronnie James Dio, ovviamente. L’editore mi ha chiesto di correggere le bozze del libro in questione – con il testo scritto da Howard Johnson per la cronaca – e mi ha commosso leggere il resoconto di Geezer le parole di Tony Iommi : Il piccolo grandissimo uomo. Poi ce ne sono tanti altri scatti che probabilmente manco mi ricordo. Ne scelgo tre : Lemmy vestito da babbo natale 1985, Rob Halford sul trono a Wacken 2018, Corey Taylor che mi mette il dito medio nel fisheye al Knotfest 2014…”.

Già, il libro. Perché l’occasione di potervi presentare PG coincide con un libro impaginato in modo eccezionale che è quasi pronto sugli anni di James Dio con i Sabbath e con le foto di Piergiorgio.

Per darvi un’idea del prodotto : “La croce sulla copertina è inserita con una incisione nella pelle di cui è fatta la copertina. E’ stata creata in alluminio dalla croce dei Black Sabbath che Ronnie portava al collo ai concerti che mi ha dato Wendy, spiega Piergiorgio. Ha la stessa dimensione, gli stessi dettagli, le lettere sono appena un po’ meno gotiche, ma molto simili. Le foto sul libro sono al 95% inedite, ci sono appena arrivate dal Giappone foto da un tizio che lavorava per il promoter locale, uno che viaggiava con la band, nel novembre 1980, il tour di Heaven and Hell, con inediti personali. Siamo a 440 pagine ma forse saranno di più perché c’è da inserire il testo che è in alcuni casi molto esteso. L’intervista con Iommi è 7000 parole ad esempio. Stiamo lavorando sulla app per il contenuto extra. Ti darò i dettagli quando lanceremo il tutto più avanti. Ne sta venendo fuori una cosa spaziale…”.

“ Il libro si intitola “Sabbath The Dio Years”, cioè da Heaven and Hell fino a The Devil You Know a livello discografico – continua PG – Un libro soprattutto fotografico, ho cominciato a parlarne nel 2017 con Wendy Dio. A settembre di quell’anno abbiamo avuto le prime pagine scritte da Appice, Bill Ward a ottobre e Geezer poco dopo. Poi abbiamo aspettato Iommi che era inavvicinabile attraverso il suo manager. Abbiamo provato di tutto : da amici d’infanzia, giuro, ai roadies ed alla fine c’è andata di culo perchè  quel brav’uomo di Ross Halfin lo ha contattato per scrivere la prefazione del suo libro su Eddie VanHalen pubblicato dalla stessa casa editrice. Tony ha visto il catalogo e la porta si è aperta. Senza la sua firma sarebbe stata un tavolo a tre gambe. Le foto sono o mie o di agenzia, molte di Wendy Dio. Mi ha chiamato un giorno in ufficio a Burbank perché stava mettendo ordine e c’erano tre scatole di foto da selezionare, erano piene di stampe di negativi, diapo, cose che manco lei sapeva cosa fossero, ho fotografato pass, itinerari di tour ho trovato foto dei Black Sabbath in tour in Australia alle Hawaii in vacanza. Poi sono andato nel magazzino di Bill Ward dove lei tiene tutta la sua roba accumulata negli anni; mi volevo portare via la giacca del tour di Heaven and Hell 1980 ma pare che all’asta valga un botto…  Poi ci sono le introduzioni dei vari capitoli. I pezzi di Klaus Meine e Rob Halford sono stati facili da mettere insieme. Lizzy Hale (Halestorm) non era programmata ma il manager e’ amico di Wendy, li ho beccati per caso al NAMM 2020 e molto velocemente ha scritto una storia toccante. Per avere quello di Geezer ho sudato sangue invece. Ne manca uno ma non sono io quello che parla con Ritchie Blackmore, per cui vediamo… “.

Il libro, che è in prevendita e verrà distribuito a settembre, sarà anche reperibile presso la Rufus Publication, di cui vi allego il link in calce allo scritto. Al momento non se ne prevede una versione italiana, anche perché questo genere di operazioni di grande qualità, è sempre bene che vengano comunque acquistate in edizione originale…Una ultima curiosità, mi viene in mente, Piergiorgio… come vedi il futuro della professione e del giornalismo con la attuale crisi della carta stampata ?

“Grama. Le notizie non servono più perché sono pubblicate già mille volte prima che tu sia in edicola. Tutto è consumato sul telefonino in fretta e furia e saper scrivere, come sai tu caro amico, è un dono divino che oramai è apprezzato da pochi. Aggiungi che gli artisti interessanti che fanno vendere, che fanno copertina sono pochi e o non hanno voglia di parlare o hanno detto tutto quello che hanno da dire. Per un giornalista giovane, che si deve fare le ossa, tutto è molto più complicato. Alle leggende non ci arrivi più. Non arrivi più a Hatfield o Axel o Brian Johnson (a meno che tu non gli prometta una bottiglia di porto di 40 anni o un Chianti dell’88 allora ti invita anche in vacanza) ed i gruppi di oggi leggende non lo sono proprio… Se non sei nel giro da un po’ le strade sono praticamente chiuse…”.

Sarà per questo, caro PG, che da noi abbondano i collaboratori che scrivono del disco trovandosi lontano dall’universo rock, nella propria cameretta nella campagna di Vibo Valentia o vicino alla piazza centrale di Trento ? Decisamente no : questo non è un paese per giovani…e la fortuna che abbiamo avuto noi è un treno che non ripasserà più, temo. A presto, ragazzo…

https://www.rufuspublications.com/rufusbooks/sabbath

4 Commenti

  • Marco ha detto:

    Foto di PG BRUNELLI
    quante volte ho letto questa frase su Rockerilla e altre riviste. Fa piacere conoscere qualcosa in più dell’uomo, oltre che del fotografo. Un professionista che negli anni si è guadagnato la stima dei lettori e degli artisti con i quali ha collaborato. Un uomo che , guidato dalla passione per la musica e la fotografia ha costruito una grande carriera, anche se ha dovuto farlo trasferendosi all’ estero.
    Ma nel nostro bel paese, la stampa musicale di qualità non ha mai avuto il rispetto che merita. In ogni caso un altro bel capitolo nel blog…è il libro di PG sui Sabbath è già mio !!

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Marco, credo che PG sarà felice di leggere il tuo apprezzamento e ricordo. In fondo, anche se milanista, è un bravo ragazzo 😀

  • Lorenzo ha detto:

    Bellissimo articolo
    Che tra l’altro ci fa capire per una volta ancora che il periodo d’oro è finito..per questa musica, con questi personaggi.
    Complimenti a PG per il libro, che ovviamente non verrà pubblicato in Italia.

    • Giancarlo Trombetti ha detto:

      Ummm…non credo. Ma non posso certo avere certezze. In genere se i libri hanno un buon potenziale ci sono case editrici locali che ne acquistano i diritti e li traducono. Detto però tra me e te, visto il lavoro e la qualità del prodotto per come Piergiorgio ce lo descrive, io mi comprerei l’originale direttamente dalla Rufus… 😉

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